Marta Cartabia non proporrà alcun decreto sulle riforme del processo. Né sul Csm o su altre materie ordinamentali. Lo ha detto con chiarezza al vertice di maggioranza tenuto martedì scorso a via Arenula. Ha dovuto farlo però per l’esame da avvocato, com’era inevitabile: il testo che elimina (solo per la prossima sessione) gli scritti e che istituisce un colloquio “preselettivo” per accedere alla seconda prova orale
è stato trasmesso ieri a Palazzo Chigi e sarà varato dal Consiglio dei ministri di oggi. Rispettati dunque i tempi che la guardasigilli aveva preannunciato nei giorni scorsi. Confermato anche l’altro contenuto “forte” del provvedimento sull’abilitazione forense:
il vincolo per tutti i 26mila candidati a svolgere il primo orale nella sede fisica e non da remoto, come pure alcune associazioni di praticanti avevano ipotizzato.
Nel decreto anche il “setting” imposto per i colloqui
Saranno collegati in videoconferenza però i componenti della subcommissione. Tutti tranne uno, il segretario. Che verificherà il rispetto, da parte di tutti, delle disposizioni contenute nel decreto. Vale a dire, l’uso legittimo di codici, anche commentati (con la giurisprudenza), ma non di dispositivi elettronici o di altro materiale cartaceo. Ci sarà un banco d’esame, a cui si accederà nel rispetto delle precauzioni anticovid, e sul quale il candidato potrà tenere, oltre ai codici, solo dei fogli bianchi numerati, forniti dalla commissione, in modo da prendere appunti e preparare, se vuole, lo schema necessario per l’esposizione. Fissato con precisione anche il tempo previsto per lo studio del quesito e il colloquio vero e proprio: mezz’ora per ciascuna delle due fasi.
Nuove date in un decreto ministeriale
C’è dunque un insieme di prescrizioni legate alla sicurezza e alla salute combinate con il massimo del rigore possibile nello svolgimento della prova. Manca ormai un mese esatto alle date previste da Alfonso Bonafede: 13,14 e 15 aprile. Naturalmente non potranno essere rispettate. Innanzitutto perché Cartabia dovrà ora emanare un decreto ministeriale con altri dettagli operativi, ma anche perché, com’è ovvio, per sottoporre uno per uno 26mila praticanti avvocati a un’ora di colloquio ciascuno, seppur con una riorganizzazione delle subcommissioini, ci vorranno parecchie settimane, certo non tre giorni. E la data d’inizio del ciclo di esami dovrà essere fissata sempre dal provvedimento attuativo della guardasigilli.
Cartabia al vertice Ue: «Stop al linguaggio d’odio in rete»
Ma ieri, mentre gli uffici legislativi coordinavano gli ultimi dettagli sull’accesso alla professione forense, la guardasigilli si è occupata anche di un altro delicatissimo dossier: la tutela della persona dai rischi per la privacy e dal linguaggio d’odio su internet. E il contesto è stato rilevante quanto il tema: un
vertice in videoconferenza tra i ministri della Giustizia dell’Ue. «È fortemente auspicabile un’iniziativa di armonizzazione legislativa, nel rispetto delle garanzie per i diritti della persona», ha detto Cartabia ai partner europei a proposito della conservazione dei dati digitali e delle relative pronunce emanate dalla Corte di giustizia. Il vertice ha riguardato anche il “Dsa”,
Digital service act proposal, pacchetto di proposte della Commissione europea sul digitale e i diritti fondamentali, ed è a tal proposito che, secondo la ministra italiana, occorre trovare il «non facile equilibrio tra non ostacolare il processo di innovazione digitale e
garantire che online gli individui possano godere di tutte le tutele, anche rispetto ai discorsi d’odio». Un dossier che negli ultimi anni il governo italiano aveva smesso seguire, nonostante nel 2017 se ne fosse occupato il primo
G7 dell’avvocatura, promosso a Roma dal Cnf. Cartabia ha poi segnalato al vertice Ue che è cominciato lo scorso 13 gennaio in Italia l’esame degli emendamenti in commissione Affari costituzionali per l’istituzione della Commissione nazionale per la promozione e protezione dei diritti umani fondamentali. «L’Agenzia europea per i diritti fondamentali di Vienna, per essere davvero effettiva, è necessario si coordini con le istituzioni gemelle a livello territoriale», ha detto la guardasigilli.
Giustizia digitale, le rassicurazioni al commissario europeo
Nell’ambito dei colloqui con le istituzioni comunitarie, Cartabia aveva già trasmesso mercoledì scorso al commissario Ue per la Giustizia Dydier Reynders alcune rassicurazioni sull’avanzamento digitale del sistema giudiziario italiano, che dovrà essere completato attraverso i fondi del Recovery: 1,7 miliardi, ha spiegato nella videochiamata di due giorni fa, «sono stati già assegnati dal ministero della Giustizia a diversi progetti di digitalizzazione e in parte già utilizzati. Si tratta di fondi infrastrutturali, indicati a partire dalla legge di Bilancio per l’anno 2016». Confermata anche la proposta in arrivo da parte dell’Italia di «un gruppo di 20 procuratori delegati» in vista dell’istituzione del Procuratore europeo.