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Francesco Petrelli, presidente unione camere penali italiane
Istituire un comitato per il “Sì” al referendum sulla separazione delle carriere: questo l’obiettivo dell’Unione delle Camere penali annunciato a ridosso della ripresa del voto degli emendamenti al ddl Nordio nella Commissione Affari costituzionali della Camera previsto per oggi pomeriggio.
I nomi ancora non si conoscono ma lo scopo è chiaro: aggregare specialisti in un gruppo che «funga da supporto all’approvazione della legge, spiegandone le ragioni ai cittadini, e denunciando le errate prospettazioni e le falsità che vengono spesso opposte alla riforma da parte dell’informazione e della stessa magistratura, che finiscono con l’inquinare il dibattito politico». Per i penalisti guidati da Francesco Petrelli «la riuscita della riforma è fondamentale per il futuro del processo penale e per la piena realizzazione del modello accusatorio», pertanto metteranno in campo «tutte le energie e tutte le sue risorse», «raccogliendo attorno a sé tutte le voci che vorranno liberamente concorrere alla realizzazione di quell'obiettivo».
L’Unione delle Camere Penali, hanno scritto in una nota, «sin dall’entrata in vigore del codice Vassalli si è battuta per realizzare una vera riforma che separasse la magistratura requirente da quella giudicante come unico mezzo per ottenere un Giudice forte, autorevole e indipendente, garantendo al tempo stesso l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero, condizioni indispensabili per la piena realizzazione del processo accusatorio».
Quella per la separazione delle carriere è la battaglia di tutte le battaglie che vedrà due schieramenti contrapposti: maggioranza e avvocati da un lato, opposizioni e magistratura dall’altro. In mezzo i cittadini che saranno chiamati a pronunciarsi sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. Il Ministro Nordio solo una settimana fa aveva annunciato: «Separazione delle carriere? Ci arriveremo abbastanza presto, in prima battuta entro febbraio, poi vi sarà la seconda lettura e poi speriamo entro l’estate di arrivare all’approvazione definitiva. Se non ci sarà una maggioranza qualificata, e credo che non ci sia, andremo al referendum».
Il Guardasigilli aveva concluso: «auspico si arrivi al referendum» perché «su una materia così delicata ed importante è bene che il giudizio definitivo spetti al popolo italiano». E aveva condiviso all’interno dell’Esecutivo la sua formula per cui «la vittoria al referendum sulle carriere dei magistrati sarà a portata di mano se solo la comunicazione politica verrà affidata a una semplice domanda: siete contenti, cari cittadini, di com’è oggi la magistratura?». Dunque una domanda che chiama a pronunciarsi sul gradimento della magistratura. Pertanto sembra che la lotta dialettica non avverrà sui contenuti specifici e chi riuscirà a veicolare i messaggi più semplici e ficcanti avrà vinto la partita.
La magistratura non intende farsi trovare impreparata: intanto per il 15 dicembre l’Anm ha convocato una assemblea straordinaria proprio sul tema ma già a giugno, durante una riunione del parlamentino, si era discusso della possibilità di fare diversi scioperi distribuiti in vari mesi e rilanciare, come inizialmente proposto dalla corrente progressista di AreaDg, la partecipazione alle iniziative di eventuali comitati referendari, istituiti innanzitutto con costituzionalisti e giuristi, in modo da sostenere il “No” a tutte e tre le modifiche costituzionali previste dal ddl Nordio e facendosi anche promotrice di un comitato aperto a tutte le forze politico- associative e sindacali che si riconoscono nella battaglia «per la difesa della Costituzione», avevano sostenute compatte le toghe.