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Sono stati ben tre i panel di discussione sul presente e sul futuro della professione forense con un occhio di riguardo rivolto alle riforme in cantiere. Il dibattito, moderato dal giornalista Rai Francesco Giorgino, ha visto protagoniste le presidenti dei Consigli degli Ordini degli avvocati di Torino (Simona Grabbi), Arezzo (Rita Cavezzuti) e Agrigento (Vincenza Gaziano).
Con loro alcuni parlamentari di maggioranza e di opposizione. Prima del dialogo a più voci sull’avvocatura, è stato trasmesso un toccante video, curato dal Cnf, dedicato alle avvocate e agli avvocati che hanno fatto la storia del nostro Paese. Tra queste figure quella di Lidia Pöet, prima donna ad indossare la toga in Italia. «Lidia Pöet e Fulvio Croce – ha affermato la presidente del Coa di Torino, Simona Grabbi – sono riferimenti per tutti noi. Hanno creduto nel diritto di difesa e il loro esempio umano e professionale lo dimostra pienamente».
L’onorevole Carolina Varchi (FdI), come il collega di partito Andrea Delmastro, ha garantito che l’avvocato in Costituzione e la separazione delle carriere andranno in porto: «Si tratta di riforme principali per il governo e che sono connesse tra loro». Dall’opposizione Debora Serracchiani (Pd) ha affermato che «l’auspicio su alcune riforme è di collaborare insieme». «L’avvocato – ha aggiunto l’esponente dem – è un pilastro della Costituzione. La presenza di una avvocatura libera e forte è fondamentale per l’affermazione dello Stato di diritto. Non è quindi un dato simbolico». Serracchiani ha fatto un riferimento agli avvocati che in tante parti del mondo si battono per la difesa dei diritti e ha voluto ricordare l’impegno dell’iraniana Nasrin Sotoudeh.
Sull’Intelligenza artificiale hanno discusso Vincenza Gaziano (presidente del Coa di Agrigento), Valeria Dorso (M5S) ed Erika Stefani (Lega). «Il Consiglio nazionale forense – ha sottolineato l’esponente del Foro agrigentino – sto mostrando grande attenzione verso i cambiamenti tecnologici. L’IA non può però sostituirsi alla componente umana, al ragionamento giuridico. L’avvocato continuerà ad essere centrale nella giustizia. Non potrei immaginare l’utilizzo dell’algoritmo in materia di immigrazione, dove potremmo assistere a tante sperequazioni».
A detta dell’esponente pentastellata Valentina Dorso, «le innovazioni vanno gestite e regolamentate senza che si creino disparità». Per la senatrice della Lega, Erika Stefani, «i cambiamenti in corso richiedono di essere valutati e studiati in profondità. L’intelligenza artificiale è la grande sfida che il legislatore è chiamato ad affrontare. Una sfida da amministrare, governare e non subire».
L’ultimo panel, dedicato al ruolo dell’avvocatura nel contesto della giurisdizione, è stato aperto da Rita Cavezzutti (presidente del Coa di Arezzo), la quale ha parlato della pari dignità da riconoscere agli avvocati e ai magistrati anche nei Consigli giudiziari. Originaria della provincia di Arezzo è l’onorevole Maria Elena Boschi. L’esponente di Italia Viva (è avvocata) ha sostenuto che «se ci sono riforme utili per i cittadini, non c’è alcun motivo per non impegnarsi nel realizzarle». «Siamo – ha commentato – all’opposizione del governo, non del Paese».
La separazione delle carriere, inoltre, non deve essere considerata una rivalsa verso qualcuno. La platea ha applaudito a lungo l’intervento dell’onorevole Boschi, quando la parlamentare ha dedicato un passaggio al garantismo, inteso come risposta a certe tentazioni populiste e qualunquiste: «Il garantismo e l’inviolabilità del diritto di difesa sono principi che devono valere per tutti, senza eccezioni». Molto apprezzata anche una riflessione sulle condizioni critiche in cui versano gli istituti penitenziari italiani, una «emergenza nazionale».
La chiusura dei lavori è stata affidata a Pietro Pittalis. L’onorevole di Forza Italia ha confermato l’impegno del suo partito e della maggioranza per tagliare in tempi brevi il traguardo dell’inserimento dell’avvocato in Costituzione. Il parlamentare azzurro ha criticato una parte della magistratura che vede sempre con diffidenza le riforme nella giustizia «in un’ottica solo di autoconservazione».