Ancora insulti e minacce agli avvocati, rei, secondo il tribunale dei social, di difendere degli indifendibili. Nel mirino degli hater da salotto sono finiti Fabrizio Busignani e Alessia Pontenani, due avvocati colpevoli di fare il proprio lavoro.

Il primo difende Marco Manfrinati, ex avvocato che ha ucciso l’ex suocero, Fabio Limido, e ferito gravemente l’ex moglie, Lavinia Limido. La seconda difende Alessia Pifferi, la madre ha lasciato sola, per sei giorni, la figlia Diana, di soli 18 mesi, morta di stenti. Su di loro si è abbattuto l’odio social, con minacce e “auguri” di fare la stessa fine dei proprio assistiti, adottando il più banale dei clichè: l’avvocato è uguale al proprio assistito e pertanto colpevole, quanto lui, del reato commesso. Perché nessuno può difendere i mostri.

«Solo un avvocato di m... può difendere un essere di m... Fate schifo! L'unica speranza è un giudice giusto. Ma ormai non esiste più la giustizia», si è visto dire, tra le altre cose, Busignani. «Pseudo avvocato» da condannare «all’ergastolo» come il suo assistito. Pontenani, dopo la sentenza di condanna all’ergastolo di Pifferi, ha pubblicato sui propri social uno dei tanti messaggi di odio ricevuti, in cui una donna la invitava a «farsi schifo». E poche ore dopo ha spiegato di aver parlato con una delle sue hater, appena 17enne, che addirittura l’avrebbe minacciata di morte, salvo poi scusarsi. «Condivido la sentenza...mi dispiace per l’avvocatessa che voleva farsi un nome ma ha sbagliato tutto», ha scritto una donna sotto un post in difesa di Pontenani.

In difesa di Busignani è intervenuto il Coa di Varese, con una nota a firma del presidente Carlo Battipede e del segretario Andrea Lanata. «In un paese democratico e civile la tutela dei diritti di ogni cittadino rappresenta sempre un valore irrinunciabile e prescinde da ogni altra circostanza di fatto. La salvaguardia del diritto di difesa, costituzionalmente garantito, rappresenta un principio assoluto a tutela dell'intera collettività. Identificare l’autore di un reato con il proprio difensore svilisce e delegittima il ruolo e la funzione che la Costituzione assegna agli Avvocati». Ribadite la vicinanza alle vittime e la convinzione che sia sempre necessario mantenere alta l’attenzione sui temi del contrasto alla violenza di genere, il Coa ha espresso «la propria solidarietà umana e professionale verso il Collega oggetto di intimidazione e offese a causa dello svolgimento dell’attività difensiva in favore di un indagato».