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Un passo importante per una giustizia vicina ai cittadini e non penalizzante per gli avvocati. Con un emendamento del M5S (primo firmatario Arnaldo Lomuti), approvato ieri in Commissione Giustizia del Senato, è stata cancellata la norma della legge di bilancio che prevedeva lo stop all'iscrizione a ruolo delle cause in caso di mancato o anche parziale pagamento del contributo unificato. L’articolo 192 del ddl bilancio (si vedano anche Il Dubbio del 16 novembre e del 10 dicembre scorsi) ha provocato una vera e propria levata di scudi da parte dell’avvocatura ed emendamenti soppressivi presentati pure dalla Lega (primo firmatario il senatore Francesco Urraro) e da Forza Italia. La norma per la quale è stata chiesta la soppressione con emendamento, prevedeva, anche che, in caso di omesso pagamento o di versamento non conforme al valore della causa dichiarato, il personale addetto non avrebbe dovuto procedere all’iscrizione della causa a ruolo. Si è trattato, come rilevato da più parti, di un intervento diretto sulla disciplina principale prevista dal Dpr 115/2002 (Testo unico in materia di spese di giustizia). Il Consiglio nazionale forense e tutte le organizzazioni forensi all’indomani della presentazione del ddl bilancio avevano espresso senza esitazione il loro disappunto, definendo l’articolo 192 del ddl Bilancio abnorme e penalizzante per i cittadini e per gli avvocati. Soddisfazione tra i senatori del M5S. «Siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo», scrivono in una nota Grazia D'Angelo, Elvira Evangelista, Felicia Gaudiano, Arnaldo Lomuti, Alessandra Maiorino e Bruna Piarulli. «Una disposizione che mira al recupero di una tassa - aggiungono - non può tradursi in denegata giustizia e questo rischio era più che concreto. Non bisogna pensare solo a chi volutamente intenda non pagare il contributo ma anche ai casi di calcolo errato dell'importo o anche solo a intoppi nelle procedure telematiche di pagamento. Fermo restando il dovere di tutti i cittadini di rispettare le leggi e versare quanto dovuto alle casse dello Stato, sarebbe stato un errore spostare sugli uffici giudiziari un onere che oggi è in capo all'Agenzia delle Entrate». Il senatore Arnaldo Lomuti (avvocato del Foro di Potenza), primo firmatario dei pentastellati dell’emendamento soppressivo sostiene che «impedire l'iscrizione a ruolo di qualsiasi atto idoneo alla tutela dei diritti dei cittadini sarebbe stata una mortificazione del diritto alla difesa costituzionalmente garantito ed una incomprimibile violazione della capacità processuale dei cittadini stessi». «Era doveroso sopprimere questa norma», gli fa eco la senatrice Bruna Piarulli (M5S), ex direttrice del carcere di Trani. «Un errore procedurale di pagamento della tassa – commenta - non può rendere inammissibile l'iscrizione a ruolo. E in ogni caso non si può caricare sugli uffici giudiziari un onere che è dell'Agenzia delle Entrate. Si consente di non bloccare la giustizia per motivazioni che non competono ai Tribunali». Il senatore della Lega, Francesco Urraro, anch’egli avvocato, evidenzia l’impegno profuso da più parti «per la correzione sul contributo unificato». «La riformulazione – dice - dell'articolo 192 sul contributo unificato, accolta dal Governo, è di buonsenso. Per prima la Lega aveva segnalato le criticità, a cui erano seguite anche le rilevazioni negative degli altri gruppi in Commissione Giustizia al Senato. Contrarietà assoluta a norme che rischiano di limitare l'accesso alla giustizia, che invece deve essere garantito a tutti e non condizionato da adempimenti fiscali nel solco della giurisprudenza costituzionale».