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Approvazione sfiorata al congresso forense per le mozioni dei Comitati Pari opportunità
Forse si trattava della piattaforma più intonata allo spirito dell’esortazione inaugurale di Maria Masi: le tre mozioni dei Comitati Pari opportunità guardavano a una avvocatura capace di farsi «promotrice della tutela dei diritti, in particolare dei diritti degli invisibili», per citare la relazione introduttiva della presidente Cnf. Così ne aveva parlato, davanti alla platea dei delegati, nel dibattito di ieri, anche Tatiana Biagioni, referente del Gruppo mozioni del Cpo nazionali. Nelle votazioni di questa mattina al congresso nazionale forense di Lecce, le proposte non hanno ottenuto il via libera per un soffio: nonostante la maggioranza di chi ha votato si sia espressa a favore, non è stato raggiunto il quorum rispetto agli aventi diritto. Ma Biagioni nota che «il messaggio politico nuovo è comunque arrivato: nei congressi precedenti non si era mai registrato un così alto numero di voti favorevoli alle proposte dei Comitati Pari opportunità, mai i sì erano stato così numerosi. Siamo stati sfavoriti dalle vecchie regole sul quorum», spiega la referente delle mozioni Cpo, «regole che la mozione Delogu ha reso, per il futuro, meno problematiche, visto che si passerà dalla soglia dei due terzi, rimasta in vigore fin qui a Lecce, a quella del 50%, che varrà per il futuro e che, se fosse stata valida già oggi, ci avrebbe consentito un’approvazione senza problemi». E soprattutto, Biagioni legge il gran numero di sì alle proposte dei Cpo come «un messaggio per il nuovo Ocf che è stato appena eletto: l’assemblea e poi il coordinamento dell’organismo dovranno necessariamente tenere conto di un orientamento nuovo maturato nell’avvocatura sulla questione Pari opportunità. Ripeto: c’è stato un grande salto di qualità, lo consideriamo un passaggio storico. All’interno del mondo forense è ben presente ormai la consapevolezza del ruolo che abbiamo rispetto alla tutela dei diritti di chi è discriminato. E non si tratta solo delle discriminazioni di genere, ma anche di quelle che riguardano per esempio il lavoro o la disabilità. Se noi avvocati siamo da tempo all’avanguardia, come corpo sociale, nella tutela delle disabilità, adesso dobbiamo fare tutto il possibile affinché questo principio si diffonda nel Paese». Non è chiaro se la sessione ulteriore di questo 35esimo congresso nazionale forense dovrà essere riservata al confronto sulle questioni ordinamentali dell’avvocatura intese in senso stretto o se ci sarà lo spazio per inserire anche temi come il ruolo dei Comitati Pari opportunità. «Di certo», conclude Biagioni, «da qui fino alla prossima sessione inizia per noi un percorso per rafforzare il nuovo orientamento dell’avvocatura sul tema delle pari opportunità e della lotta alle discriminazioni. Continueremo a batterci, consapevoli che qui a Lecce si è arrivati in ogni caso a un punto di svolta».