In un recente comunicato, Cassa Forense ha fornito chiarimenti sulle modalità di versamento dei contributi previdenziali per gli avvocati che scelgono di aderire al Concordato Preventivo Biennale (CPB). L'ente ha confermato che i contributi previdenziali continueranno a essere calcolati sul reddito effettivamente prodotto, non su quello concordato in anticipo con l’Agenzia delle Entrate. Questa precisazione è destinata agli iscritti che intendono aderire al CPB entro il 31 ottobre.

Cos'è il CPB

Il Concordato Preventivo Biennale, introdotto dal Decreto Legislativo n. 13/2024 (articoli 6 e seguenti), è uno strumento fiscale creato per offrire ai professionisti una maggiore stabilità. Permette di concordare anticipatamente con il Fisco i redditi imponibili per i due anni successivi. Secondo la normativa, eventuali variazioni di reddito superiori o inferiori rispetto a quelli concordati non influiscono sulla determinazione delle imposte e dei contributi previdenziali obbligatori.

La posizione di Cassa Forense

Nonostante le previsioni del decreto, Cassa Forense ha sottolineato che la norma non si applica alle casse previdenziali privatizzate. Questo chiarimento, condiviso anche dall’Associazione degli Enti Previdenziali Privati (Adepp), si basa sull'autonomia che caratterizza tali casse rispetto agli enti pubblici. Infatti, le casse privatizzate, come Cassa Forense, operano con criteri di sostenibilità finanziaria autonoma, e l’applicazione del CPB su di esse rischierebbe di comprometterne la stabilità.

In particolare, l’art. 30 del decreto stabilisce che “i maggiori o minori redditi ordinariamente determinati rispetto a quelli concordati” non devono essere presi in considerazione per il calcolo delle imposte e dei contributi previdenziali. Tuttavia, l’Adepp ha precisato che tale norma, pensata per gli enti pubblici, non si dovrebbe estendere alle casse private, poiché rischierebbe di compromettere l’equilibrio economico di queste ultime.

Le mplicazioni per gli avvocati 

L’adesione al CPB permette agli avvocati di versare le imposte sulla base del reddito concordato, ma il contributo previdenziale continuerà a essere calcolato in base al reddito effettivo prodotto. Se, ad esempio, un avvocato guadagna più del previsto durante i due anni del CPB, dovrà comunque versare i contributi sulla cifra reale e non su quella concordata. In questo modo, Cassa Forense tutela le proprie risorse, garantendo la stabilità del sistema previdenziale anche in presenza di fluttuazioni nei redditi dei propri iscritti.

Questa distinzione è fondamentale per preservare la sostenibilità a lungo termine della Cassa, assicurando che possano essere erogati i benefici previdenziali come pensioni e altri servizi essenziali per gli avvocati.