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Negli ultimi giorni, come evidenzia la vicepresidente del Consiglio nazionale forense, Patrizia Corona, molti avvocati stanno segnalando difficoltà per quanto riguarda la possibilità di ottenere i certificati anagrafici, accedendo alla piattaforma nazionale. Una situazione nota al Cnf che è subito intervenuto per porre fine ai disagi.
Avvocata Corona, l’avvocatura ha colto le opportunità derivanti dalla digitalizzazione di alcuni servizi?
Vorrei ricordare che nel novembre 2021 è stato pubblicato il “decreto certificati” con il quale è stato consentito ai cittadini di ottenere, per sé o per un componente del proprio nucleo familiare, direttamente dal portale Anpr ( Anagrafe nazionale popolazione residente, https:// www. anagrafenazionale. interno. it/ servizi- anagrafici/ certificati/) e previa autenticazione informatica i 14 certificati disponibili. Successivamente alcuni Comuni, tra cui Milano e Roma, ma se ne sono aggiunti poi tanti altri, hanno consentito, attraverso i rispettivi siti, la richiesta di certificati dell’anagrafe nazionale e molti Ordini degli avvocati hanno utilizzato tale opportunità per la stipula di convenzioni che facoltizzasse gli iscritti ad usufruire, tramite il Comune, di tutta la base dati Anpr.
Il Garante della privacy è intervenuto sul tema. Come si è sbloccata la situazione?
A seguito dell’intervento del Garante per la privacy, che escludeva la possibilità di ottenimento di certificati per terzi, il prefetto ha emanato una circolare impositiva ai Comuni di chiusura dell’accesso all’Anpr e soprattutto impeditiva del rilascio online di certificati. Le proteste degli avvocati, che così non potevano più scaricare i certificati indispensabili per esercitare diritto di difesa, è stata raccolta dalle istituzioni forensi e dal Consiglio nazionale forense e il Dipartimento della Trasformazione digitale è stato così sollecitato a dare soluzione al problema, attraverso la predisposizione di apposito decreto.
L’avvocatura istituzionale si è attivata prontamente nelle sedi competenti. Quale tipo di intervento è stato chiesto?
Il Consiglio nazionale forense è stato parte attiva negli incontri con il ministero dell’Interno e la presidenza del Consiglio dei ministri- Dipartimento per la Trasformazione digitale, che si sono susseguiti da gennaio e sino allo scorso mese di settembre, al fine di consentire la più celere emanazione del decreto al quale facevo riferimento prima. Il testo è stato oggetto di varie modifiche concordate, a seguito delle osservazioni del
Garante per la privacy. Lo sforzo del Cnf è stato quello di contrastare le limitazioni alle tipologie di certificati richiedibili dagli avvocati e di modulare la richiesta di controllo a campione sul corretto utilizzo di estrazione dei certificati da parte degli avvocati. I controlli ricadranno sul Consiglio nazionale forense e sugli Ordini degli avvocati. Il testo definitivo del decreto ha avuto, infine, il parere favorevole della conferenza Stato- Città il 12 settembre e si è ora in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
C’è stato bisogno anche di attrezzarsi da un punto di vista tecnico ed amministrativo?
Certo. Il Cnf alcuni mesi fa, a marzo, ha ultimato tutte le operazioni tecniche e amministrative per l’adesione alla Piattaforma nazionale digitale dati, prevista dall’articolo 50- ter del Codice dell’Amministrazione digitale e lo sviluppo dei relativi servizi di interoperabilità con l’albo nazionale degli avvocati. Operativamente è ciò che permetterà al ministero dell’Interno di verificare in tempo reale e in modo automatico lo status di avvocato iscritto all’albo da parte dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente.
La pubblicazione del decreto attuativo è quindi l’approdo finale di un percorso di collaborazione del Cnf con il ministero dell’Interno, che dà soluzione all’esigenza degli avvocati di fruire della possibilità di immediata disponibilità delle certificazioni necessarie allo svolgimento dell’attività legale nell’interesse degli assistiti. Vengono così superate le problematiche connesse alla produzione dei certificati anagrafici nel processo da parte degli avvocati. A ciò, infine, si aggiunga un altro elemento non di poco conto.
Quale?
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto gli avvocati avranno nuovamente a disposizione i dati aggiornati di oltre 65 milioni di cittadini di cui quasi sei milioni di residenti all'estero rientranti nell’Aire. Potranno pertanto essere richiesti i certificati al fine di svolgere investigazioni difensive o per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria, in esenzione di bollo come previsto dalla legge.