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Processo da remoto: il no dell'avvocatura
«L’avvocatura c’è. Il Consiglio nazionale forense è al fianco degli avvocati in questo momento storico delicato e continuerà ad impegnarsi affinché siano garantiti in un contesto che non offre ancora certezze». Giovanna Ollà, coordinatrice della Commissione diritto penale e procedura penale del Cnf, è chiara nel tracciare la rotta dell’avvocatura rispetto alle problematiche connesse ai depositi telematici degli atti penali da poco introdotti. I nuovi adempimenti da remoto stanno provocando non pochi problemi agli avvocati, con prese di posizione da parte di alcuni uffici giudiziari incomprensibili e contraddittorie. Proprio per far fronte alle difficoltà legate ai depositi telematici, si è svolta due giorni fa una riunione operativa presso la Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati (Dgsia) del ministero della Giustizia. All’incontro, oltre all’avvocata Ollà, che ha rilevato l’esigenza di mettere in campo alcuni interventi nel più breve tempo possibile, hanno partecipato Rosa Capria (segretario Cnf) e Carla Secchieri (vicepresidente della Fondazione italiana per l’innovazione forense).Con l’istituzione dello «Sportello permanente per la giustizia telematica», al centro di un protocollo di intesa sottoscritto neppure un anno fa, il 23 luglio 2020, il Cnf ed il ministero della Giustizia hanno creato un «canale di comunicazione privilegiato» per segnalare e risolvere insieme le criticità riguardanti la concreta applicazione del processo telematico. Nel documento il Cnf svolge un ruolo da protagonista, dovendo stimolare il confronto con via Arenula sulle questioni della digitalizzazione. Di qui gli incontri tra le parti interessate, con l’aggiunta di audizione davanti alle commissioni Giustizia di Camera e Senato.«Occorre prima di tutto – dice al Dubbio l’avvocata Ollà – distinguere nel processo penale telematico gli adempimenti telematici dalle attività difensive di noi avvocati. La differenza può sembrare sottile e non va fatta confusione. Mi riferisco alle udienze da remoto che non rientrano nel ppt». Se il coronavirus ha stravolto la quotidianità dei legali, è altrettanto vero che la pandemia non può bloccare completamente i professionisti. «È fondamentale – evidenzia la componente del Cnf – ridurre l’accesso ai tribunali, considerata la diffusione del virus, ma è molto importante poter continuare a lavorare e svolgere ogni adempimento senza intoppi e brutte sorprese. Le nuove norme sui depositi telematici riguardano, ad esempio, gli atti relativi all’articolo 415 bis del codice di procedura penale, la nomina del difensore, la denuncia querela. Si tratta di tutti quegli atti che danno inizio al contatto con il cliente». L’assenza di un periodo di sperimentazione e di formazione sui depositi telematici ha pesato non poco e continua a creare malumori e proteste tra gli avvocati. «Nelle ultime settimane – prosegue la coordinatrice della Commissione diritto penale e procedura penale del Cnf – abbiamo assistito a prese di posizione secondo le quali sarebbero addirittura gli avvocati la causa dei disservizi per i depositi telematici degli atti penali. Non è vero che gli avvocati sono pigri, come si è voluto far intendere da parte di qualche ufficio giudiziario». Per questo il Cnf propone un periodo di prova che tenga conto delle criticità tecniche (relative all’inserimento dei dati e al caricamento dei documenti) ed organizzative (riguardanti il personale degli uffici giudiziari), emerse negli incontri con la Dgsia. «Il Consiglio nazionale forense – afferma Giovanna Ollà – considera positivamente il deposito telematico, ma deve altresì evidenziare le difficoltà ad esso connesse. Riteniamo necessario che venga introdotto con atto normativo un periodo di sospensione dell’obbligatorietà dei depositi telematici degli atti penali. Al tempo stesso occorre dare la possibilità di proseguire con il deposito cartaceo. Ma attenzione. Questo tipo di deposito verrebbe incontro a noi avvocati. Non è però previsto per legge. Bisogna affrontare la questione con il coinvolgimento di tutti i protagonisti e trovare soluzioni che consentano agli avvocati di lavorare in sicurezza, nel senso di garantire appieno il diritto di difesa e non esporli a responsabilità che non dipendono da loro». Dunque, secondo il Cnf, l’introduzione di un “periodo cuscinetto” rappresenta una soluzione equilibrata per gestire al meglio le novità dei nuovi adempimenti informatici e le falle dei sistemi che l’avvocatura continua a denunciare.