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La Camera Penale di Velletri ha proclamato lo stato di agitazione tramite una nota inviata al Presidente del Tribunale, alla Presidente del Coa, al Procuratore capo della Repubblica - che si tradurrà in astensione dalle udienze penali qualora le loro richieste venissero ignorate. Il Direttivo «sollecita la risoluzione immediata di tutte le criticità che di fatto limitano fortemente il diritto di difesa» : carenze strutturali, di risorse umane e di informatizzazione. L'aspetto più grave riguarda l'accesso agli uffici giudiziari: «Quanto accade ogni giorno all’ingresso del Tribunale è indegno di un Paese civile» in quanto il personale di vigilanza ha ricevuto il compito «non solo di chiedere agli avvocati dove e quando hanno udienza, ma anche di verificare che gli avvocati dicano la verità. Ciò non solo non avviene in nessun altro Tribunale del distretto della Corte di Appello di Roma, ma costituisce una inaccettabile umiliazione per l’avvocatura tutta, che si reca in Tribunale a svolgere una funzione costituzionalmente garantita e non certamente a passeggiare in locali che potrebbero essere fonte di contagio».
Un altro problema è quello dell'invio degli atti - tra cui querele e istanze di misure alternative alla detenzione - agli uffici di Procura: innanzitutto non possono essere depositati via pec «non essendo la Procura organizzata per tale modalità» - lamentano gli avvocati -, ma addirittura è prevista l'apertura degli uffici solamente per due ore al giorno; tale situazione delinea un quadro «assolutamente insufficiente per soddisfare le richieste dell’utenza e costringe gli avvocati e gli utenti a mettersi in fila sin dalle prime ore della mattina, con disagi inevitabili anche per le condizioni atmosferiche dell’inverno». Stessa criticità per le cancellerie dibattimentali, il cui sportello è aperto soltanto un’ora al giorno così da costringere ad iscriversi e mettersi in fila all'aperto almeno dalle ore 8.30 per poter essere certi di accedere alle 11: 00. In ultimo i penalisti denunciano la circostanza per cui, secondo il decreto n. 148 del 3 dicembre, il deposito degli atti penali deve avvenire tramite un pdf digitalmente firmato inviato su una unica pec: purtroppo molti avvocati non sono muniti di firma digitale - non essendo obbligatoria averla per gli atti penali e quindi non possono assolvere pienamente al loro mandato. «È quanto mai necessario, pertanto, che sia disposta una proroga dell’entrata in vigore delle disposizioni del decreto», concludono nella lettera di protesta.