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Gli avvocati neoiscritti: non negate il bonus a chi ne ha più bisogno
Via libera al bonus di 600 euro per marzo anche per i professionisti iscritti a più enti di previdenza. A comunicarlo è la Direzione generale per le politiche previdenziali del ministero del lavoro, che ha risposto all’interpello presentato dalla Cassa di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti sui limiti di accesso al Fondo per il reddito di ultima istanza. Con la nota 29/7330 dell’ufficio legislativo, come riporta il Sole 24 Ore, il ministero ha dunque dato il via libera all’erogazione del bonus anche per coloro che hanno presentato domanda per marzo pur essendo iscritti a più enti di previdenza. Il requisito dell’esclusività è stato infatti introdotto dal Decreto Liquidità dell’8 aprile scorso e abrogato a maggio dal Decreto Rilancio. Da qui le numerose domande rimaste in sospeso, non solo per i commercialisti, ma anche per numerosi altri professionisti, avvocati compresi. E sono diverse le casse che si sono rivolte al ministero per avere chiarimenti sul tema. Nel caso degli avvocati sono 4mila le domande attualmente pendenti, sulle quali oggi si pronuncerà il Consiglio di amministrazione di Cassa Forense, mentre per i commercialisti sono 908 su 28.450 le richieste rimaste inevase per la mancanza del requisito di esclusività, problema che ha costretto la cassa - così come quelle delle altre professioni - a chiedere un’integrazione delle richieste ai professionisti che avevano già inviato la domanda. A ricevere il bonus, secondo quanto chiarito dal ministero, saranno i professionisti le cui richieste sono rimaste “pendenti”, ovvero coloro che non hanno revocato la domanda così come fatto da alcuni. E inoltre potranno ricevere il reddito di ultima istanza anche coloro che hanno presentato richiesta prima dell’inserimento del requisito dell'iscrizione esclusiva, nonché coloro che hanno fatto domanda tra il 9 aprile e il 19 maggio, ovvero dall’entrata in vigore del requisito di esclusività fino al giorno della sua abrogazione. Soddisfatto anche il presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano. «Noi ci siamo attenuti alle istruzioni ministeriali, anticipando i soldi in nome e per conto dello Stato - ha spiegato al Dubbio -. Ma non siamo lo Stato e riteniamo che i soldi delle future pensioni degli avvocati non si possano usare per fare misure a pioggia. Rispetto al bonus di marzo, abbiamo seguito le direzioni del ministero e saremo ben felici di rifinanziare la misura per coloro che non hanno ricevuto quella mensilità, dato che ciò che il ministero comunica ai i commercialisti vale anche per gli avvocati. Ma prima di anticipare quelle somme dovrà esserci, a monte, una disposizione dello Stato che va in quella direzione». Luciano ha voluto replicare anche alle dichiarazioni del deputato grillino Giovanni Currò, che in un’intervista a “Informazione fiscale” ha attribuito i ritardi nell’erogazione dei bonus alle Casse private. Secondo Currò, infatti, gli istituti di previdenza avrebbero dovuto siglare un protocollo d’intesa con il ministero del Lavoro, che a sua volta avrebbe dovuto versare loro il denaro fissando i requisiti di base. «Currò dice che la colpa è nostra: evidentemente non legge nemmeno i provvedimenti del suo Governo - ha replicato il presidente di Cassa Forense -, che dice alle fondazioni private di erogare il bonus previo stanziamento dello Stato. E non potremmo fare diversamente, altrimenti dovremmo usare dei soldi che appartengono ai futuri pensionati, rischiando di incorrere in possibili provvedimenti da parte della Corte dei conti. Resto stupito dalle dichiarazione di questo parlamentare».