A Caltanissetta è da poco in corso un delicato procedimento giudiziario scaturito da un commento pubblicato su Facebook. Al centro della vicenda c’è un avvocato di Agrigento che, pur senza fare nomi in modo esplicito, ha rivolto una critica pungente rispetto all’operato di un gip coinvolto nell’annullamento di un importante processo per droga.
L’errore in questione riguardava l’emissione di una pronuncia che, a causa della mancata inclusione di alcuni imputati, ha portato all’azzeramento dell’intero procedimento, scatenando polemiche negli ambienti giudiziari agrigentini. Il magistrato oggetto della critica non è rimasto inerte, di fronte alle osservazioni critiche, e ha presentato una denuncia per diffamazione aggravata, sostenendo che il commento pubblico avesse danneggiato la propria reputazione professionale.
Tuttavia, il pubblico ministero della Procura di Caltanissetta, competente per i casi in cui sono coinvolti come imputati o parti offese magistrati agrigentini, ha richiesto l’archiviazione per ben due volte. Secondo il pm, il commento rientrava pienamente nel legittimo diritto di critica. In particolare, si è sottolineato che il commento non conteneva riferimenti diretti al giudice e che, soprattutto, si trattava di una valutazione professionale, priva di intenti offensivi o diffamatori.
Nonostante le conclusioni della Procura, il giudice criticato ha deciso di non arrendersi e ha richiesto ulteriori indagini, sostenendo che la questione non potesse essere archiviata così facilmente. Il 24 ottobre, il giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta sarà chiamato a decidere se accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura o se procedere con ulteriori approfondimenti investigativi, aprendo così la strada a un possibile processo.
Il commento dell’avvocato agrigentino, che ha dato origine alla controversia, è stato formulato in risposta a un articolo pubblicato su AgrigentoNotizie, in cui c’erano considerazioni elogiative per il giovane difensore che aveva individuato l’errore del gip poi “criticato”, e aveva così contribuito all’annullamento della sentenza. Nella propria replica, l’avvocato ha richiamato un episodio passato, in cui aveva già riscontrato quella che ha definito come “negligenza” professionale del magistrato, riferendosi a un precedente processo conclusosi con l’assoluzione di un proprio assistito. Questa, secondo l’avvocato, era un’ulteriore circostanza che meritava una critica severa.
A seguito della prima opposizione alla richiesta di archiviazione, un pm di Agrigento è stato chiamato a testimoniare. Questi ha confermato di aver inviato uno screenshot del post “incriminato” al magistrato coinvolto, evidenziando come il riferimento alla persona del giudice fosse chiaramente percepibile, anche se non esplicitamente menzionato. Nonostante ciò, la Procura di Caltanissetta ha ribadito la propria posizione, citando la giurisprudenza della Cassazione, che riconosce il diritto di critica sui provvedimenti giudiziari e sul comportamento dei magistrati come un elemento fondamentale del controllo democratico sull’esercizio della funzione giudiziaria.

Secondo la Cassazione, tale diritto deve essere tutelato il più ampiamente possibile, soprattutto quando la critica rimane entro i limiti della correttezza espressiva, come nel caso in esame. Adesso spetta al giudice di Caltanissetta decidere se archiviare definitivamente la questione o se procedere con ulteriori indagini. Nel frattempo, l’avvocato agrigentino ha affidato la propria difesa allo stesso collega che aveva inizialmente sollevato la questione dell’errore giudiziario.