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Sono tante le novità emerse nel convegno della Cassa Forense di presentazione del Rapporto sull’Avvocatura 2023, predisposto dal Censis, tenutosi il 12 aprile nell'Auditorium della Cassa, a cominciare dalla prima uscita pubblica del neopresidente del Cnf, Francesco Greco.
Ad aprire i lavori, con grande puntualità, è stato il Presidente della Cassa Forense, Valter Militi, il quale ha richiamato alcune luci (l’aumento del 10% del reddito complessivo della categoria), e alcune ombre (100mila avvocati che guadagnano meno di 20mila euro l’anno) emerse dal rapporto. Tra i dati evidenziati, si registra una lieve flessione degli iscritti, attualmente 240.019, con un tasso negativo del -0,7% nel 2022. Militi ha ricordato che «lo studio del Censis evidenzia anche un aumento dell’attività extragiudiziale, un segnale che la professione legale sta cambiando pelle, ed è quindi importante che questo processo sia governato con il contributo della politica». Ed a questo punto la moderatrice del convegno, la giornalista dell’Ansa Simona D’Alessio, ha colto l’assist per passare la parola a due figure istituzionali, ossia Ciro Maschio, presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, e Federico Freni, sottosegretario al Ministero dell’Economia, entrambi avvocati.
Maschio ha esordito ricordando che proprio oggi nell’aula di Montecitorio si approverà in modo definitivo il disegno di legge sull’equo compenso, specificando che «non va considerato come un testo definitivo, ma come una disciplina da migliorare, essendo innegabile la necessità di superare alcune criticità, segnalate anche da parte dell’avvocatura, ma si è preferito l’uovo oggi, piuttosto che la gallina domani, dato che nulla avrebbe impedito un successivo perfezionamento della normativa».
Prendendo poi spunto dai contenuti del Rapporto sull’Avvocatura 2023, che ha evidenziato la preoccupazione dei professionisti per il loro eccessivo numero, il presidente della Commissione Giustizia ha concluso il suo intervento, affermando che «l’equo compenso è solo una delle tappe di un percorso di riforma della disciplina della professione forense, che dovrebbe comprendere le regole di accesso alla professione, le incompatibilità, oggi ormai spesso prive di senso, e più in generale le condizioni per assicurare competitività agli studi legali nel complesso mercato dei servizi professionali».
Da parte sua, Freni, dopo aver rivendicato l’orgoglio di appartenenza all’avvocatura, ha sottolineato che «la professione è viva, visto che non vi è un contestuale declino del numero di iscritti e del reddito medio, ma bisogna riconoscere che negli ultimi 20 anni vi è stata un’intensa innovazione, dovuta alle nuove tecnologie informatiche, fermo restando che l’ultima frontiera, ossia l’intelligenza artificiale, non potrà mai sostituire la persona del professionista».
Questa evoluzione degli strumenti impone, però, secondo Freni, la necessità di un adattamento al nuovo contesto da parte dei professionisti, ed è quindi auspicabile che questa consapevolezza della necessità del cambiamento sia diffusa nella categoria, senza però dimenticare i valori, sanciti nel codice deontologico.
Il sottosegretario al Mef, su sollecito della moderatrice D’Alessio, ha poi affrontato la questione del nuovo regolamento sugli investimenti delle casse previdenziali, che è in fase di stesura, e al riguardo ha anticipato che «verranno meno i tetti agli investimenti per le varie tipologie di asset, dando quindi maggiore libertà alle casse dei professionisti sul collocamento delle riserve, e a questo scopo gli istituti previdenziali dei professionisti dovranno emanare un proprio regolamento sulle modalità di investimento, nel rispetto di quello generale che verrà predisposto dal Mef». Su questo tema è intervenuto di nuovo Militi, che ha salutato questa innovazione come «assolutamente benefica, perché la flessibilità negli investimenti è un presupposto per assicurare un buon rendimento alle risorse finanziarie raccolte con i contributi previdenziali».
A questo punto è intervenuto il tandem del Segretario Generale del Censis, Giorgio De Rita, e del Responsabile dell’Area Economica e Finanziaria del Censis, Andrea Toma, i quali, dopo aver espresso la loro preoccupazione per i trend demografici mostrati dal nostro paese, caratterizzati da un brusco calo della natalità, che si rifletterà in futuro anche nella professione forense, si sono alternati alla precisa illustrazione dei principali contenuti del Rapporto sull’Avvocatura 2023 (i cui dati verranno pubblicati da Il Dubbio nei prossimi giorni).
Al tavolo dei relatori si sono succeduti poi Francesco Paolo Sisto (Viceministro della Giustizia), Alberto Oliveti (presidente di Adepp), Mario Scialla (coordinatore dell’Organismo congressuale forense), oltre che il neopresidente del Cnf, Francesco Greco.
Sisto, commentando gli aspetti più interessanti emersi dal rapporto, ha sottolineato come sia preoccupante il senso di precarietà vissuto da tanti avvocati, che sempre più spesso hanno dubbi sulla convenienza a svolgere questa professione, aggiungendo che «si spera che con l’approvazione odierna della legge sull’equo compenso cominci il percorso per contrastare il fenomeno del caporalato delle professioni».
Altre questioni sul tappeto sono, per l’esponente del Governo di Forza Italia, l’invecchiamento dell’età media degli avvocati e le disomogeneità reddituali tra i territori, che determina «oltre all’emigrazione forense, anche la preferenza di tanti avvocati, in particolare del Meridione, per il lavoro dipendente, come dimostra l’esperienza dei concorsi per l’ufficio del processo, che hanno visto la partecipazione di molti avvocati». Sisto ha poi concluso il suo intervento ricordando l’importanza del ruolo dell’avvocato, già previsto nella Costituzione con il riconoscimento del diritto alla difesa, al quale i cittadini si affidano per tutelare i propri interessi, a volte esistenziali.
Alberto Oliveti dell’Adepp ha sottolineato l’importanza della riforma sulle regole per gli investimenti delle casse dei professionisti, che dovranno essere attuate con ragionevolezza e saggezza, visto che «il compito delle casse è quello di trasformare i contributi in prestazioni».
Prima dell’intervento dei numerosi rappresentanti delle varie associazioni forensi, ha parlato Mario Scialla, in rappresentanza degli Ocf, che ha posto alla platea il quesito di fondo che dovrebbe indirizzare il futuro della professione forense, ossia “di quali servizi legali ha bisogno il mercato?”.