Nel pomeriggio di oggi, in occasione della Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, si è svolto il webinar co-organizzato dagli Ordini degli avvocati di Bologna, Milano, Padova, Palermo e Verona, con il patrocinio del Consiglio nazionale forense, in collaborazione con la Commissione diritti umani della Federazione degli Ordini d’Europa (FBE-Fédération des Barreaux d’Europe) e con l’Oiad (Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo). Un’occasione per riflettere quest’anno sulle difficili condizioni in cui versano gli avvocati della Bielorussia.

Lo scopo della giornata internazionale dell’avvocato in pericolo è quello di suscitare l'attenzione della società civile e delle autorità pubbliche per la situazione degli avvocati in un determinato Paese: quest’ultimo viene selezionato ogni anno al fine di rendere note le minacce alle quali i legali sono sottoposti nell’esercizio della professione forense.
Il presidente del Cnf, Francesco Greco, ha sottolineato nel discorso tenuto nell’Aula magna della Corte di Cassazione, durante l’apertura dell’anno giudiziario, l’impegno dell’avvocatura italiana nel sostenere gli avvocati che, in diverse parti del mondo, sono impossibilitati a lavorare in sicurezza e in libertà. Concetto emerso nel focus country sulla Bielorussia (quasi mille i partecipanti collegati da remoto), moderato da Michele Calantropo (consigliere dell’Ordine degli avvocati di Palermo, referente per la Commissione Diritti umani) e Barbara Bonafini (consigliera dell’Ordine degli avvocati di Verona, Commissione Diritti umani).
«Quest’anno – ha detto Francesco Greco - l’inaugurazione dell’anno giudiziario coincide con la Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, istituita perché gli avvocati, che dei diritti umani sono i naturali difensori, in quanto identificati con i loro assistiti, subiscono intimidazioni, minacce, arresti e condanne arbitrarie, per il solo fatto di esercitare la loro professione. Molti colleghi hanno pagato con la vita il loro impegno. Il Consiglio nazionale forense partecipa con propri rappresentanti alle missioni di osservazione dei processi all’estero contro gli avvocati. La presenza di colleghi in tali missioni è nostro motivo di orgoglio e desidero ringraziarli per l’impegno, esclusivamente volontario, anche a rischio della loro incolumità personale».


I lavori del webinar sono stati aperti da Antonino La Lumia (presidente Coa di Milano), Flavio Peccenini (presidente Coa di Bologna), Enrico Calore (Coa di Padova), Dario Greco (presidente Coa di Palermo) e Mauro Regis (presidente Coa di Verona). Molto toccante l’intervento di Sviatlana Babintseva, avvocata fuggita dalla Bielorussia, ora residente in Lituania, che ha parlato della difficile situazione creatasi negli ultimi anni. «Gli avvocati del mio Paese – ha ricordato - hanno due scelte: difendere sé stessi e le loro famiglie, assumendo un atteggiamento accondiscendente verso il potere, oppure continuare a fare il proprio lavoro con dignità e imparzialità, tenendo a mente il giuramento fatto. In questo secondo caso i rischi che si corrono non sono pochi, dato che, soprattutto i colleghi che difendono gli oppositori politici, vengono identificati con i loro assistiti con conseguenti, gravi problemi giudiziari».
Sono intervenuti anche Filip Czernicki (Commissione Access to Justice della FBE e Presidente della Global Alliance for Justice Education), Darya Kondratyeva (avvocata del Foro di Milano, Commissione Rapporti internazionali), Leonardo Arnau (coordinatore della Commissione Diritti Umani del Cnf), Massimo Audisio (consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Commissione Diritti umani, gruppo di studio per la redazione della Convenzione sulla professione di avvocato) e Antonio Fraticelli (consigliere dell’Ordine avvocati di Bologna, Bureau Oiad e osservatore internazionale nei processi in Turchia). La situazione in Bielorussia è precipitata nel 2020, in occasione delle elezioni presidenziali. Un anno in cui il regime, come ha ricordato Filip Czernicki, ha iniziato a reprimere sempre più duramente i diritti umani.
Il Consiglio nazionale forense da sempre è impegnato a sensibilizzare l’avvocatura e l’opinione pubblica sull’importanza della giornata celebrata oggi. «La Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo per il 2025, dedicata ai colleghi bielorussi – ha commentato Leonardo Arnau, coordinatore Commissione diritti umani del Cnf -, ci richiama all’essenza più autentica dell’essere avvocati oggi, perché ci impone la consapevolezza di svolgere un ruolo costituzionale e sociale a difesa dei valori democratici, in Italia, così come a livello internazionale. Lì dove la libertà dell’avvocato, e dunque il diritto di difesa del cittadino, è minacciata o negata, lì è in pericolo la libertà di un Paese. Tutelare la libertà dell’esercizio della professione forense in qualsiasi Stato e contesto sociale equivale a salvaguardare lo Stato di diritto. E senza Stato di diritto non può esserci vera democrazia».

Da qui il richiamo all’importanza del ruolo sociale dell’avvocatura. «Il nostro essere avvocati – ha aggiunto Arnau -, in altri termini, esige che ogni persona goda di pari protezione dinanzi alla legge e impedisce l’uso arbitrario del potere da parte dei governi, a qualunque latitudine. Garantire a tutti la tutela ed il rispetto dei diritti politici e civili fondamentali, nonché delle libertà civili. Ecco perché colpire gli avvocati significa indebolire i principi fondanti del patto sociale che regola i rapporti tra le autorità pubbliche ed i cittadini. Dobbiamo allora ribadire che, in tema di tutela dei diritti, non c'è e non può esserci un silenzio degli innocenti, perché l’umanità abbandonata avrà almeno e sempre la voce dell'avvocatura a propria difesa». Infine, una riflessione sulla dignità nell’indossare la toga. «Questa occasione celebrativa – ha concluso Arnau -, ben lungi dall’essere retorica, ci consente di affermare nuovamente che avvocato è colui che, sempre, subordina tutto sé stesso agli scopi dell’ordinamento e dell'istituzione in cui opera, allo scrupoloso rispetto delle regole, tecniche e deontologiche, della propria professione. Ci invita, ancora una volta, ad affermare che la garanzia dell’effettività dei diritti della difesa contraddistingue i sistemi democratici rispetto alle dittature e ai regimi illiberali».