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Associated Press/LaPresse
La giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, che ricorre il 24 gennaio, è dedicata quest’anno alle difficili condizioni in cui sono costretti a lavorare i legali della Bielorussia. Numerose le iniziative in programma, promosse e sostenute dal Consiglio nazionale forense.
Alle 15 si terrà il webinar sulla piattaforma Zoom co-organizzato dagli Ordini degli avvocati di Bologna, Milano, Padova, Palermo e Verona, con il patrocinio del Cnf, in collaborazione con la Commissione diritti umani della Federazione degli Ordini d’Europa (FBE-Fédération des Barreaux d’Europe) e con l’Oiad (Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo). Tra gli interventi previsti quelli di Francesco Greco (presidente del Consiglio nazionale forense), Leonardo Arnau (coordinatore della Commissione diritti umani del Cnf), Sviatlana Babintseva (già avvocata bielorussa) e Artur Wiezbirsky (presidente della Commissione Human Rights della FBE).
Istituita nel 2009, la giornata dell’avvocato in pericolo si ispira al massacro di Atocha, a Madrid, del 24 gennaio 1977, in cui furono uccisi cinque avvocati esperti di diritto del lavoro, nel periodo di transizione tra la dittatura franchista e la democrazia. Le iniziative che si terranno in tutto il mondo in occasione della Giornata intendono attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle minacce, sulle violenze, e in molti casi, purtroppo, sugli omicidi di avvocati nei cinque continenti, “colpevoli” solo di aver esercitato in maniera indipendente ed autonoma la professione forense e per essersi battuti per la difesa dei loro assistiti nel quadro del rispetto dei diritti fondamentali e del giusto processo, così come indicato nelle convenzioni internazionali.
Dopo Iran, Turchia, Filippine, Honduras, Cina, Egitto e Pakistan, quest’anno è la volta della Bielorussia. La scelta non è stata casuale: la situazione in cui versa l’avvocatura bielorussa è, sotto certi versi, peggiore rispetto a quella che si vive nella vicina Russia. Prima di tutto per le scarse notizie che ci giungono. Negli ultimi tempi, però, la cortina di silenzio è stata rimossa, consentendo alla comunità internazionale di conoscere quanto accade a partire dal versante dei diritti umani. Il merito è da attribuire al costante lavoro di alcune organizzazioni di avvocati bielorussi, fuggiti dal Paese d’origine, che hanno acceso i riflettori sulle condizioni in cui vivono i colleghi rimasti in patria.
Nel rapporto curato dall’Associazione degli avvocati bielorussi per i diritti umani, in collaborazione con Human Right Watch e Right to defence, emerge un quadro preoccupante. Gli avvocati che difendono i dissidenti politici, che si oppongono a Lukashenko, padre-padrone della Bielorussia, al governo da oltre trent’anni, vengono identificati con i loro assistiti e perseguiti penalmente. Una repressione politica nel cuore dell’Europa con dati che parlano chiaro: almeno quindici avvocati sono stati posti sotto processo per la loro attività professionale, 6 avvocati sono in prigione (uno di loro è trattenuto in isolamento), 4 avvocati sono stati torturati durante gli interrogatori e la detenzione. Ma non è finita qui.
Almeno tre avvocati sono stati costretti a confessare davanti alla telecamera la commissione di atti ritenuti dall’autorità giudiziaria “illegali”. Accuse molto particolari che vanno dalla “disobbedienza nei confronti della polizia” alla “diffusione di materiali estremisti”, passando per il “teppismo”, fino a giungere alla “violazione delle norme sulla sicurezza pubblica dei raduni”. Circa 140 avvocati sono stati privati del diritto di esercitare la professione forense e ridotti, di fatto, alla fame. Nel documento dell’Associazione degli avvocati bielorussi per i diritti umani vengono riportati i casi di molti avvocati fermati illegalmente dalla polizia bielorussa e interrogati senza nessuna garanzia, a partire dall’assenza di un difensore. Il tutto mentre la Bielorussia andrà di nuovo al voto domenica in occasione delle elezioni presidenziali, definite dalla comunità internazionale “una farsa”.
L’esito, infatti, è scontato con il presidente uscente, Alexander Lukashenko, destinato ad essere riconfermato. A tal riguardo il Parlamento europeo ha adottato a larga maggioranza una risoluzione in cui si condanna fermamente il regime bielorusso. Gli europarlamentari hanno sottolineato le «gravi violazioni dei diritti umani e dei principi democratici» e condannato la «sistematica repressione» in corso contro oppositori politici, avvocati, attivisti, giornalisti e leader religiosi in Bielorussia, richiedendo il rilascio immediato dei prigionieri politici e il rispetto dei diritti della popolazione.
Il relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, Margaret Satterthwaite, e il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia, Nils Muijnieks, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in occasione della giornata internazionale dell’avvocato in pericolo. «Gli avvocati in Bielorussia – sostengono i due rappresentanti dell’Onu - affrontano gravi minacce alla loro sicurezza e indipendenza professionale, poiché lavorano in un sistema legale che è sotto il controllo quasi completo dello Stato. Attraverso una legislazione restrittiva, la privazione dell’indipendenza necessaria per l’efficace lavoro degli Ordini degli avvocati e la persecuzione diretta, il governo della Bielorussia mina sistematicamente la capacità degli avvocati di svolgere il loro ruolo fondamentale nella protezione dei diritti umani e per il sostegno dello Stato di diritto. Molti avvocati sono stati radiati dall’albo, privati dello status professionale, imprigionati o esiliati semplicemente per aver svolto il loro lavoro».