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L’arresto dell’avvocata tunisina Sonia Dahmani viene duramente condannato dal Consiglio nazionale forense. Il presidente del Cnf, Francesco Greco esprime “forte preoccupazione” per quanto accaduto sabato scorso negli uffici dell'Ordine nazionale degli avvocati della Tunisia, dove alcune persone incappucciate hanno prelevato Dahmani. L’avvocata si trovava presso l’Ordine forense tunisino, quando le è stata notificata la convocazione a comparire davanti all'autorità giudiziaria.
Un provvedimento emesso a seguito della sua partecipazione ad una trasmissione televisiva nella quale si è discusso sulla situazione politica e sociale della Tunisia. In quella occasione l’attivista per i diritti umani ha espresso i propri convincimenti sulla problematica dei migranti provenienti dal Sahel in Tunisia ed è stata accusata per aver diffuso "false informazioni con l'obiettivo di nuocere alla sicurezza pubblica" e di avere tenuto un comportamento di "incitamento all'odio", violando così la normativa tunisina introdotta nel 2022 a seguito dello scioglimento del Parlamento.
«Il Consiglio nazionale forense – dice il presidente Francesco Greco - condanna le modalità con le quali è stato eseguito l'arresto, operato da persone in abiti civili e con il volto coperto da passamontagna, che si sono introdotte con la forza nella sede dell'Ordine ed esprime la propria solidarietà all'Ordine nazionale degli avvocati della Tunisia (Onat), vincitore del premio Nobel per la pace nel 2015, quale componente del "Quartetto per il dialogo nazionale" al quale il Cnf è legato da un accordo di cooperazione sottoscritto il 5 giugno 2015».
L’avvocatura sensibilizzerà l’opinione pubblica e le istituzioni affinché la vicenda di Sonia Dahmani possa risolversi con la sua scarcerazione. «Chiediamo – evidenzia Greco - alle autorità tunisine l'immediato rilascio dell'avvocata Sonia Dahmani e la cessazione degli atti di repressione e intimidazione nei confronti dei colleghi tunisini. Siamo molto preoccupati per le sorti della nostra collega. I segnali di un intento persecutorio nei suoi confronti sono chiari. Un atto di persecuzione che, purtroppo, si ripete. I provvedimenti presi nei confronti della collega tunisina derivano dal suo costante impegno nel difendere i principi di democrazia in un sistema laddove probabilmente oggi la libertà trova un momento di compressione. Ecco perché abbiamo attivato immediatamente l’Osservatorio degli avvocati in pericolo, che il Cnf ha contribuito a fondare. Inoltre, verificheremo la possibilità per intervenire direttamente nei confronti dell'ambasciata tunisina a Roma per chiedere rassicurazioni attraverso i canali diplomatici sulla sorte della nostra collega».
Il presidente del Cnf si sofferma sul contesto in cui è avvenuto l’arresto di Sonia Dahmani. «Non è tollerabile – commenta - che un avvocato, per il solo fatto di esercitare la professione a tutela dei principi di diritto e degli ordinamenti, venga sottoposto a misure repressive e venga addirittura bloccato da persone in borghese, col volto coperto, delle quali non si può conoscere neanche l’appartenenza, se alle forze di polizia o all’esercito. Questa circostanza ci preoccupa molto, così come ci preoccupa il silenzio sulle condizioni di salute della nostra collega».
Sempre dal Consiglio nazionale forense si alza la voce della Commissione diritti umani e protezione internazionale, coordinata da Leonardo Arnau. «Convocata giovedì scorso di fronte al Tribunale di Tunisi – spiega Arnau -, senza che le fosse stato comunicato il motivo, in conseguenza del suo rifiuto a comparire in Tribunale, fintanto che le fossero rese note le ragioni della convocazione, Dahmani è stata sottoposta a provvedimento restrittivo, confermato dal giudice istruttore del Tribunale di Tunisi. L’udienza è stata rinviata a data da destinarsi, su richiesta della sua difesa». Secondo l'avvocato Nidhal Sakhi, che la assiste, la decisione del giudice è stata presa senza che Dahmani venisse ascoltata. La prima volta nella storia della professione di avvocato in Tunisia. «Il Cnf e la Commissione diritti umani – conclude Arnau - seguono con apprensione questa drammatica vicenda e si stringono attorno all’avvocatura tunisina, vincitrice del premio Nobel per la pace 2015».
L’arresto di Dahmani viene condannato pure dall’Organismo congressuale forense. Il provvedimento restrittivo nei confronti dell’avvocata «è la conseguenza delle sue posizioni fortemente critiche sull’accordo per il trattamento dei rifugiati tra il governo tunisino e l’Unione europea». «Ocf – si legge in una nota - chiede che il governo italiano si attivi immediatamente per il rilascio di Dahmani e pretenda dai propri partner internazionali garanzie in ordine di rispetto dei diritti fondamentali sanciti nei trattati internazionali, esprimendo fortissima preoccupazione in ordine a tutti gli accordi bilaterali con Paesi i cui governi non rispettino i diritti umani e le fondamenta dello Stato di diritto, quali l’indipendenza dell’avvocatura e la libertà di stampa».
L’Ordine degli avvocati di Milano e la Camera penale “Gian Domenico Pisapia” sottolineano che le «violenze e i soprusi cui è stata arbitrariamente sottoposta Sonia Dahmani rappresentano una ingiustificata repressione dei diritti e delle libertà riconosciuti a tutte le persone dalla comunità e dai trattati internazionali, aggravata dal fatto che sono stati posti in essere, in ragione di legittime espressioni delle proprie opinioni, nei confronti di un avvocato impegnato nella difesa dei diritti umani e presso gli stessi uffici dell’Ordine degli avvocati, luogo preposto alla difesa dei diritti delle persone». Dal Coa e dalla Camera penale di Milano la richiesta al Cnf, all’Ocf, alle istituzioni e alle associazioni anche internazionali dell’avvocatura «di adottare ogni iniziativa volta a garantire il pieno e incondizionato esercizio dell’attività difensiva e del diritto di espressione del proprio pensiero, intervenendo altresì per garantire lo svolgimento di un processo giusto ed equo».