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La certificazione di qualità per gli studi di avvocati, basata sulla norma UNI 11871, diventerà realtà a partire da settembre. Si tratta di uno strumento importante per migliorare la performance dell’attività professionale, ed è anche il primo set di regole finalizzate a migliorare l’organizzazione e la gestione dell’attività di studi legali e di commercialisti, che venga formalizzato in Europa, e forse, perfino nel mondo.
Tutto questo è emerso in una conferenza stampa tenutasi il 27 giugno presso la Cassa Forense, dove sono intervenuti Giuseppe Rossi, presidente di Uni ( Ente nazionale di Normazione), Fulvio Pastore Alinante, vicepresidente di Asla (Associazione Studi Legali Associati), Claudio Acampora, Coordinatore della Commissione Organizzazione Studi Professionali della Cassa Forense, e Stefano Sibilio, vicedirettore generale di Uni.
Gli addetti ai lavori hanno infatti precisato che a settembre dovrebbero essere pronti gli enti di certificazione, accreditati da Accredia, e aver luogo le prime certificazioni di studi legali. Nella conferenza stampa sono stati chiariti anche i passaggi che gli avvocati dovranno seguire per ottenere la certificazione del proprio studio, circostanza che dimostrerà il rispetto dei requisiti previsti dalla norma UNI 11871.
Tra questi vi sono l’aggiornamento continuo di tutto il personale dello studio; l’applicazione dei principi di equità e di valorizzazione delle differenze (cd. diversity & inclusion); l’adeguatezza degli strumenti di lavoro; il corretto trattamento dei praticanti, garantendo loro formazione ed un compenso ragionevole congruo; l’assenza di forme di lavoro irregolari; l'elaborazione di documenti di rischio sanitario e di protocolli di sicurezza; l'elaborazione di una politica di comunicazione efficace con i clienti e di indagine sulla loro soddisfazione; il rispetto della sostenibilità ambientale e lavorativa. Infine è stato annunciato un bando della Cassa Forense, dell’importo di 1 milione di euro, destinato alla copertura di metà dei costi della certificazione, fino ad un massimo di 5.000 euro. Si tratta di un importo consistente, visto che i costi per la certificazione dovrebbero essere dell’ordine di qualche migliaio di euro per gli studi piccoli e medi.
Dopo la conferenza stampa ha avuto luogo un convegno, sempre presso la Cassa Forense, che ha approfondito il tema dell’applicazione della norma UNI 11871, e l’avvio delle procedure di certificazione.
A questo proposito l’UNI ha messo a disposizione una prassi di riferimento con indirizzi operativi per gli studi di avvocati (e di commercialisti) per ottenere la certificazione, denominata UNI/ PdR 146: 2023, che è scaricabile gratuitamente dal sito dell’UNI. Il convegno ha visto la partecipazione di diversi esponenti del mondo dell’avvocatura.
Fra questi vi era Mario Scialla, coordinatore dell’Ocf (Organismo Congressuale Forense), il quale ha affermato che «la certificazione è un tassello per il futuro della professione, e che sarà utile anche per ridurre gli errori professionali, e per migliorare l’immagine della professione legale nei confronti dei clienti, costituendo essa una garanzia di serietà e affidabilità».
Da parte sua Valter Militi, presidente della Cassa Forense ha ricordato che «con il bando [le cui caratteristiche sono state richiamate sopra, ndr] si intende sostenere coloro che intendono approcciarsi alla professione in modo più strutturato». Infine Giovanni Lega, presidente Asla, ha sottolineato che «per creare valore bisogna cercare di avere delle strutture ben organizzate».