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L’edizione 2023 della giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, che ricorre come ogni anno il 24 gennaio, è dedicata alla situazione in Afghanistan. La decisione di dedicare la giornata all’Afghanistan fu presa anche a seguito della tragica, quanto repentina, ritirata delle forza americane ed alleate che, nell’agosto 2021, lasciarono in balia delle violenza del regime talebano quanti, e tra questi molti avvocati, avevano collaborato con il Governo di quel Paese negli anni precedenti, nello sforzo di promuovere democrazia, libertà, diritti civili e politici.
I successivi tragici avvenimenti iniziati lo scorso anno con la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e le violente e inaudite repressioni delle proteste in Iran, in particolare contro le donne, rendono purtroppo ancora più fosco lo scenario a livello internazionale, per quanto attiene il rispetto dei diritti umani fondamentali.
Per fare un focus non solo sulla situazione in Afghanistan, ma anche in Iran ed Ucraina, l’Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo (Oiad), che proprio in questi giorni, dopo una lunga e paziente attività, è riuscito a far espatriare dal proprio Paese un avvocato afgano, adesso al sicuro in Europa, ha organizzato una conferenza internazionale, svoltasi on line il 20 gennaio scorso, nel corso della quale sono intervenuti anche alcuni avvocati costretti all’esilio.
Gli avvocati, come sempre in prima linea, pagano un prezzo molto alto per rivendicare i diritti dei loro assistiti, primo tra tutti quello alla difesa, esercitando con autonomia ed indipendenza la loro professione.
Il CNF ha moltiplicato i propri sforzi nel 2022, anche attraverso l’azione dell’Osservatorio, giunto al settimo anno di attività, accendendo i riflettori sulle vicende degli avvocati oggetto di minacce e intimidazioni, nei confronti propri e dei loro familiari, oppure sottoposti a ingiusti procedimenti penali e a condanne inique, solo per avere esercitato fino in fondo il loro dovere di difensori.
Molto spesso gli avvocati vengono assimilati ai clienti e sono accusati di concorso nei reati di questi ultimi. Un triste copione che si ripete in tutti i Paesi dove la repressione del dissenso viene attuata anche impedendo l’esercizio del diritto di difesa, colpendo tutti coloro, avvocati, giornalisti, difensori dei diritti umani, giudici, che tentano di far rispettare i principi fondamentali contenuti nelle convenzioni internazionali. Nei casi più gravi gli avvocati pagano con la vita o subiscono gravi attentati per il loro impegno.
L’OIAD (Osservatorio Internazionale degli avvocati in pericolo) è stato fondato nel 2016 dal Consiglio Nazionale Forense, unitamente al Consiglio Nazionale Forense Francese (CNB), all’ Ordine degli Avvocati di Parigi e al Consiglio Generale dell’Avvocatura Spagnola.
Oltre ai soci fondatori sono attualmente componenti dell’Osservatorio 48 Ordini di avvocati, francesi, spagnoli, svizzeri, tedeschi, belgi, ma anche di Nazioni extraeuropee, di cui 15 sono italiani. Nello scorso mese di novembre ha aderito all’organismo anche l’Ordine nazionale degli avvocati del Messico. Inoltre fa parte dell’Oiad l’Ordine degli avvocati di Diyarbakir, città del sud est turco a maggioranza curda, di cui era Presidente l’avvocato Tahir Elci, ucciso barbaramente nel novembre 2015.
L’Osservatorio si impegna denunciando le violenze e le intimidazioni nei confronti degli avvocati in tutto il mondo. L’azione dell’osservatorio si concretizza in comunicati, pubblicati sul sito internet e sui social per sensibilizzare la pubblica opinione, in documenti e lettere inviate ai singoli governi interessati, al fine di chiedere che si adoperino per assicurare il libero esercizio della professione di avvocato e in azioni positive, al fine di dare sostegno materiale ai colleghi, per esempio affiancandoli nelle procedure di richiesta di asilo, collaborando con le Autorità diplomatiche (consolati ed ambasciate dei Paesi di transito interessati) quando possibile.
L’attività dell’Oiad si concreta anche in azioni di osservazione sul campo (missioni di osservazione processuale e conoscitive). L’anno scorso l’Oiad ha partecipato alla VII Carovana dei Giuristi in missione in Colombia che si è recata nelle regioni di Cali, Bucaramanga, Cartagena e Cúcuta, dove ha raccolto le testimonianze delle vittime di violazioni dei diritti umani, dei loro familiari e dei loro avvocati, nonché delle istituzioni giudiziarie. Nel 2022 la giornata dell’avvocato in pericolo è stata infatti dedicata alla Colombia e l’Oiad ha coordinato tutta l’attività della coalizione internazionale che organizza la “giornata”.
L’Oiad ha anche monitorato alcuni processi a carico di avvocati ingiustamente sottoposti a processo. In quest’ambito l'Osservatorio ha inviato quattro osservatori, dal 7 novembre all’ 11 novembre 2022, a Istanbul/Sliviri, per seguire le udienze finali del processo a carico di alcuni esponenti dell’Associazione degli avvocati progressisti (CHD) tra i quali Barkin Timtik (sorella di Ebru Timtik l’avvocata che aveva iniziato un lungo sciopero della fame per protestare contro le violazioni dei diritti fondamentali in Turchia morta in stato di detenzione nell’agosto 2020 per il rigetto di tutte le istanze tese ad ottenere la sua scarcerazione per motivi di salute), Selcuk Kozagacli, Oya Aslan e altri.
All'esito dell'udienza dell'11 novembre, caratterizzate come tutte le altre da gravissime violazioni del diritto di difesa, è stata pronunciata una sentenza già scritta e tutti i colleghi sono stati condannati a pesantissime pene detentive.
Per quanto riguarda l’Iran l'Osservatorio è mobilitato a favore degli avvocati iraniani ed ha denunciato la situazione alle Nazioni Unite. Il 24 novembre 2022, in occasione della sessione straordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite sul deterioramento della situazione dei diritti dell'uomo nella Repubblica islamica dell'Iran ha consegnato, assieme alle principali associazioni di avvocati a livello internazionale, alla relatrice speciale sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati Margaret Satterthwaite, una richiesta di azione immediata presso il Governo iraniano per chiedere il rispetto dei diritti fondamentali.