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«Il Consiglio di amministrazione di Atlantia, riunitosi oggi in seduta straordinaria ha analizzato la situazione complessiva della propria controllata Autostrade per l’Italia (Aspi). Il CdA ha preso atto che, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata da Aspi al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 5 marzo, al fine di trovare una soluzione condivisa relativamente al procedimento di contestazione in corso ormai da quasi due anni». È quanto si legge nella nota stampa rilasciata da Atlantia dopo il Consiglio di amministrazione straordinario di oggi. «Mentre Aspi sta sostenendo tutti gli oneri per la costruzione del nuovo ponte di Genova (ormai completato) e ha immediatamente attivato i risarcimenti a persone e imprese, esternalizzando inoltre il sistema di ispezione delle infrastrutture, la situazione di incertezza continua purtroppo a protrarsi, pur avendo autorevoli esponenti dell’Esecutivo manifestato pubblicamente, fin dallo scorso febbraio, la propria disponibilità a valutare le proposte di Aspi, e dichiarato inoltre, a fine aprile, l’avvenuta conclusione dell'analisi del dossier. Tale contesto - continua la nota - ha determinato e continua a determinare gravi danni all’intero Gruppo e genera preoccupazione sul mercato e a tutti gli stakeholder, in Italia e all’estero, dove il gruppo opera in 23 Paesi. Le modifiche normative introdotte in modo unilaterale e retroattivo con l’articolo 35 del Dl Milleproroghe – stravolgendo il quadro di riferimento previsto nella Convenzione Unica, che è 2 stato un chiaro punto di riferimento per gli investitori e gli istituti finanziatori - hanno determinato il downgrade del rating a livello “sub investment grade” di Atlantia e Aspi, rendendo particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari». Per far fronte alla situazione di grave tensione finanziaria determinatasi, aggravata anche dai pesanti effetti della pandemia, continua la nota, «Atlantia ha messo responsabilmente a disposizione una linea di credito di 900 milioni di euro a favore della società. Al tempo stesso, Cassa Depositi e Prestiti, con la quale nel 2017 era stata definita una linea di finanziamento di cui restano ad oggi inutilizzati 1,3 miliardi di euro, a fronte della richiesta di Aspi di inizio aprile per un importo di 200 milioni di euro, non ha ritenuto di dar corso finora ad alcuna erogazione, anche in ragione delle disposizioni introdotte dall’articolo 35 del Dl Milleproroghe. La società controllata - continua la nota - ha inoltre avviato l’istruttoria con alcuni istituti di credito per poter accedere a un prestito garantito da Sace, così come previsto dall’articolo 1 comma 7 del Dl Liquidità per supportare le imprese in difficoltà finanziaria a causa dell’emergenza Coronavirus, tenendo in conto il ruolo svolto anche in termini di “incidenza su infrastrutture critiche e strategiche” e visto l’“impatto sui livelli occupazionali e mercato del lavoro”. Infatti il traffico sulla rete gestito da Aspi, nel periodo di lockdown, ha subìto un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo di euro per il solo 2020». In questo contesto, il CdA di Atlantia ha espresso forte preoccupazione per le dichiarazioni del Governo, secondo le quali alla controllata Aspi dovrebbe essere precluso l’accesso alla garanzia pubblica. «Affermazioni peraltro contrastanti con lo spirito e il dettato del decreto e basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva verso chi sta dando un importante contributo allo sviluppo infrastrutturale del Paese, mediante un piano di investimenti di 14,5 miliardi di euro, dai rilevanti effetti sull’occupazione diretta e indiretta. Tutto ciò causa danni per Atlantia e le sue controllate. Per cui diventa impossibile per la società - che deve tutelare 31.000 dipendenti di cui 13.500 in Italia oltre all’indotto, rispondere ai propri creditori, bondholders e alle proprie controparti commerciali, oltre che a più di 40.000 3 azionisti nazionali e internazionali - non valutare di intraprendere azioni a tutela dei propri interessi. Il CdA di Atlantia - conclude la nota -, pur continuando a confidare in una rapida e positiva soluzione della vicenda di Aspi, non ha potuto che deliberare di dare indicazione alla propria controllata Aspi - ferma restando la sua facoltà di avvalersi di tutti gli strumenti convenzionali a propria tutela nei tempi e con le modalità previste - di utilizzare il finanziamento di Atlantia di 900 milioni di euro per garantire manutenzioni e investimenti per la sicurezza della rete, nel rispetto di tutti gli obblighi esistenti, rinviando di conseguenza la realizzazione di altri investimenti una volta rinvenute le necessarie dotazioni finanziarie, di dare mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del Gruppo, visti i gravi danni».