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Forzature normative per ragioni di consenso elettorale. Sono semplici e dirette le parole utilizzate dall’avvocato ed ex parlamentare Maurizio Paniz per descrivere quanto accaduto all’ex ministro ed ex governatore della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco. Che nonostante gravemente malato si è visto revocare dall'Ufficio di presidenza del Senato il vitalizio a cui aveva diritto, a causa della condanna definitiva a 3 anni e 11 mesi pronunciata dalla Corte di Cassazione nell'ottobre 2018 per induzione indebita, nell’inchiesta sulla cosiddetta Sanitopoli abruzzese, che a luglio del 2008 gli costò anche l’arresto. Buona parte delle accuse allora mosse all’ex segretario del Psi si rivelarono infondate, su tutte la più infamante: associazione a delinquere. Venuta meno quella, assieme alle accuse di corruzione e falso, anche l’accusa di induzione indebita, secondo i suoi legali, avrebbe dovuto sgretolarsi. Parere non condiviso dalla Cassazione, che due anni fa ha deciso di confermare la condanna. Del Turco avrebbe voluto affrontare una nuova sfida giudiziaria: la revisione del processo. Ma le sue condizioni di salute, attualmente, non lo consentono. Malato di cancro, di Parkinson e Alzheimer, Del Turco, a 76 anni, si trova ora in condizioni definite disperate. Ma il Senato, applicando una delibera del 2015 voluta dall’allora presidente Pietro Grasso, che cancella i vitalizi per i parlamentari condannati per reati considerati particolarmente gravi, ha chiuso gli occhi sulla sua condizione, togliendogli l’unica fonte di sostentamento economico. La stessa che gli consente di curarsi.
«Si tratta di un provvedimento dal mio punto di vista palesemente illegittimo - spiega Paniz al Dubbio -. Stiamo discutendo dell’applicazione retroattiva di una norma». Già, perché i reati contestati all’ex governatore risalgono al 2006, ovvero ben nove anni prima rispetto all’introduzione di quel regolamento. Ma il suo caso non è l’unico, è, forse, solo il più eclatante. «Qui c’è anche l’aspetto emotivo - aggiunge il legale -. Del Turco è colpito da gravi malattie e in questo momento, soltanto per superare le necessità di cura, spende più di 3mila euro al mese». E si tratta dell’unico trattamento pensionistico dell’ex ministro, spiega Paniz, così come per gli altri ex parlamentari colpiti dal taglio dei vitalizi. «Tutti citano alcuni casi emblematici, ma ce ne sono molti di più. Nella posizione del senatore Del Turco ci sono molti altri parlamentari - spiega -. Addirittura un 90enne messo fuori dalla casa di riposo perché non poteva più pagare la retta». Ma qualunque cittadino italiano, anche se condannato all’ergastolo, mantiene il diritto alla pensione, se ne ha maturato i requisiti. Essere ex parlamentari, dunque, «diventa causa di pena accessoria, un'aggravante per avere una sanzione in più. È giusto che i parlamentari diano l’esempio, ma ci sono principi costituzionali che vanno rispettati». Il tutto, aggiunge, solo a fini elettorali. «Anzi, una pseudo propaganda - sottolinea - perché più la gente si informa su questi provvedimenti, più si rende conto della vigliaccheria degli stessi».
La revoca del vitalizio, alla luce del regolamento, era inevitabile ma per Paniz sarebbe stato necessario valutare se le persone coinvolte fossero o meno in condizioni di salute tali da poter subire un trattamento del genere. Una valutazione che non è stata fatta: la norma è stata applicata de plano. «Quando i provvedimenti sono assunti non sulla base giuridica, ma sulla base del populismo, non si va da nessuna parte. Lo Stato di diritto presuppone delle regole - conclude - e queste regole vanno rispettate. Ma qui sono state buttate all’aria». Paniz sta ora aspettando che il provvedimento venga comunicato ufficialmente, per poter presentare ricorso alla Commissione contenzioso del Senato e chiedere in via d’urgenza la sospensiva, per poi recuperare il vitalizio precedente sulla base delle condizioni di salute.
Il caso ha intanto scatenato molte polemiche. E anche l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, con un duro intervento sulla sua pagina Facebook, ha deciso di schierarsi dalla parte dell’ex compagno di partito, «condannato senza prove dopo mesi di carcere preventivo».
«Essere puniti retroattivamente per reati che non esistevano al momento della presunta commissione dei fatti è già un’oscenità giuridica contro la Costituzione - sottolinea -. Infierire su un uomo già perseguitato da una condanna ingiusta, cui resta solo un fil di vita, è una barbarie immorale, incivile e disumana. Mentre invochiamo un atto di clemenza dal Presidente della Repubblica chiariremo chi - oltre i soliti noti giustizialisti 5 Stelle, leghisti e Coltelli d’Italia - si è reso responsabile di questa infamia». A chiedere di annullare il provvedimento sono anche i senatori del Pd, secondo cui è «indispensabile trovare modo di considerare l’esistenza di serissimi problemi di salute motivo sufficiente per la non applicazione della revoca del beneficio». Mentre sono dure le accuse di Riccardo Nencini, presidente del Psi. «E se fosse la viltà a guidare la mano di certa politica? Ottaviano Del Turco è ammalato, gravemente ammalato, e gli viene tolta la possibilità di curarsi - afferma -. Nemmeno a un ergastolano. Aspetto che la presidente del Senato mi dica cosa ne pensa».