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Il vertice dei paesi del G7, terminato ieri a Biarriz in Francia, verrà ricordato certamente per gli accordi su alcuni dossier fondamentali e l’attivismo del presidente padrone di casa Emmanuel Macron.
L’azione dell’inquilino dell’Eliseo è stata diretta soprattutto nei confronti di Donald Trump. Quest’ultimo si è trovato di fronte alla visita a sorpresa, voluta fortemente da Macron stesso, del ministro degli esteri iraniano Javad Zarif.
Poteva essere una rottura è invece le cronache parlano di un presidente Usa abbastanza conciliante anche se ha giudicato prematuro un incontro con il diplomatico di Teheran, Progressi più significativi invece per quanto riguarda la guerra commerciale dei dazi tra Usa e Cina.
Due sono state le telefonate notturne tra i rappresentanti dei rispettivi paesi che sembrano preludere ad un’intesa positiva. Impressione confermata da Trump che ha definito il presidente cinese Xi Jinping come un «grande leader».
Un’atmosfera armoniosa che ha avuto riflessi importanti anche riguardo a possibili barriere doganali verso i prodotti dell’industria automobilistica europea.
Ma gran parte dell’attenzione dell’opinione pubblica era catalizzata dalla polemica scoppiata tra il presidente francese e quello brasiliano Jair Bolsonaro riguardo i roghi che stanno carbonizzando milioni di ettari della foresta amazzonica.
La presa di posizione di Macron, che ha imposto al centro dei colloqui del G7 la questione, escludendo il suo omologo d’oltre oceano, ha provocato la reazione di quest’ultimo che ha viaggiato principalmente su Twitter.
L’ultimo capitolo ieri quando Bolsonaro ha commentato una foto postata da un utente social della moglie di Macron. L’immagine era comparata a quella della consorte di Bolsonaro, molto più giovane, con le parole: ' Adesso capite perché Macron perseguita Bolsonaro?'.
Il presidente brasiliano non si è lasciato scappare l’occasione commentando: ' Non umiliarlo, hahaha'. Eppure la situazione diventa più grave di ora in ora, i dati dell’Inpe ( Istituto nazionale delle ricerche spaziali del Brasile) stimano che nella immensa zona amazzonica che comprende nove stati ( i più grandi Amazonas, Pará, Mato Grosso e Rondônia) solo nell’ultima settimana sono scoppiati 3mila nuovi incendi. Il fronte delle fiamme più lungo è quello al confine tra Brasile, Bolivia e Paraguay. Un territorio di almeno 100 chilometri devastato dal fuoco.
Macron domenica aveva annunciato che sarebbe stato siglato un accordo con alcuni paesi dell’America latina per far fronte all’emergenza.
Ieri sono stati spiegati i dettagli di un piano che prevede lo stanziamento di 17, 9 milioni di euro per il Brasile da parte di paesi donatori ( Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti). Verrano inviati aerei Canadair per gettare acqua sui fuochi insieme a vigili del fuoco specializzati e personale militare.
Altri 5 milioni di dollari arriveranno invece dall’organizzazione Earth Alliance dell’attore Leonardo Di Caprio.
Il Brasile fino ad ora si è sempre rifiutato di internazionalizzare la crisi ambientale, sia per le critiche ricevute da Macron ( che lo ha accusato di aver mentito sulle sue politiche di conservazione dell’Amazzonia dando via libera alla deforestazione selvaggia) sia per l’impronta “sovranista” mai nascosta da Bolsonaro.
A fronte degli attacchi piovuti da tutto il mondo, non ultimo la minaccia della Ue di non ratificare l’accordo commerciale con il Mercosur, sabato è stato annunciato l’invio di 44mila militari per spegnere gli incendi. E’ stata mobilitata anche la polizia per contenere le fiamme ma non si conoscono però gli effettivi compiti dell’esercito, a parte il supporto ai vigili del fuoco.