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«Gli avvocati devono assolutamente fare squadra, solo in questo modo riusciremo a vincere la sfida»
«Credo che Lecce rappresenti per l'avvocatura italiana un punto cruciale. O riusciremo ad avere una voce unitaria su temi cruciali, quali quelli dell'intelligenza artificiale e della giustizia predittiva, nonché della riforma del nostro ordinamento, dimostrandoci una vera categoria, oppure rischieremo di essere ulteriormente compressi, per non dire spazzati via». Alessandro Cuccagna, presidente del Coa di Trieste, non usa giri di parole e sprona i suoi colleghi in occasione del congresso nazionale forense che inizia oggi. Spera, inoltre, che tutta l’avvocatura abbia uno scatto d’orgoglio. Il particolare momento che si sta attraversando richiede compattezza e sarebbe un errore clamoroso se prevalessero divisioni o, peggio ancora, gli interessi di pochi. Cuccagna è convinto che si debba lanciare un messaggio di fiducia prima di tutto a coloro che da poco hanno iniziato ad indossare la toga. «Svolgere la professione – dice al Dubbio Alessandro Cuccagna - è sicuramente diventato più difficile nel corso di questi ultimi anni, caratterizzati da difficoltà economiche sempre maggiori per il nostro Paese e da un abbassamento del livello culturale della nazione. A tutto ciò, inoltre, si è aggiunta la qualità del nostro legislatore: si è andata sempre più appiattendo e difetta, a mio avviso, una visione di insieme del sistema. Questo, spesso, porta come conseguenza ad avere scelte ed indirizzi discutibili e distonici». Come si reagisce di fronte a questa situazione? Cosa possono fare i legali in un contesto tanto mutato rispetto ad una ventina d’anni fa? Cuccagna non ha dubbi: occorre puntare tutto sulle persone, condividere esperienze, condividere obiettivi. «L'unica possibilità per gli avvocati – afferma - è quella di fare squadra. Nel nostro distretto, grazie all'apporto degli Ordini di Gorizia, Pordenone e Udine, nelle persone dei loro presidenti, si è instaurato un percorso che mira ad ottimizzare e a valorizzare le migliori risorse da noi presenti in ambito di formazione dei praticanti, aggiornamento dei colleghi, organizzazione di conferenze ed eventi».
A Trieste, come in tutta Italia del resto, non sono stati pochi gli avvocati che hanno deciso di cambiare percorso lavorativo, scegliendo una strada più agevole. «Il nostro comune sentire, la condivisione di intenti – commenta il presidente del Coa - non ha evitato che diversi iscritti al nostro Ordine abbiano scelto le possibilità offerte dei recenti concorsi indetti dalla Pubblica amministrazione e, risultando vincitori, si siano cancellati. Ritengo che le ragioni di tale scelta debbano essere valutate con attenzione. A lasciare la toga sono state validissime colleghe e validissimi colleghi, soffocati però dall'impellenza economica e forse anche dalla miriade di adempimenti ed attività che oggi sono richieste agli avvocati».
Il Coa di Trieste conta attualmente, tra avvocati ordinari e Cassazionisti, 600 iscritti. I praticanti semplici ed abilitati sono 72. «Rispetto agli avvocati e ai Cassazionisti – aggiunge Cuccagna -, notiamo che il numero delle colleghe è pari a 295, mentre quello dei colleghi è di 305, essendo significativo il dato che vuole le iscritte all'albo ordinario in numero di 196 rispetto a 149 colleghi. Abbiamo assistito ad un decremento degli iscritti all'albo, nel corso degli ultimi due anni, di circa una quarantina di unità. Il numero dei praticanti si è ridotto invece in maniera sensibilissima, ben oltre la metà».
Il presidente Cuccagna crede che «questo trend continuerà». «Certo – evidenzia - è che occorrerà pensare alla professione, cogliendo quelle opportunità che, seppur in un periodo così difficile, comunque vengono offerte dal mercato. Il mio riferimento è a tutti quei settori in cui le nuove tecnologie aprono ad orizzonti sino ad oggi impensabili. Qui il riferimento al metaverso e al commercio elettronico è doveroso. Se debbo guardare al Foro di Trieste, devo dire che i nostri iscritti, seppur con qualche inziale ritrosia e diffidenza, si sono attrezzati per l'utilizzo di tutte le tecnologie che oggi riguardano il settore giustizia, certo è che l'utilizzo dell'informatica non può sopperire a quella che è una gravissima carenza di organici, mi riferisco al personale amministrativo, che affligge non solo il Tribunale di Trieste, ma anche la gran parte degli altri Tribunali del distretto. Occorre dare atto che con l'arrivo degli addetti all'Ufficio del processo la situazione sta migliorando, ma, comunque, presenta ancora delle criticità».
La mancanza di risorse umane non ha risparmiato neppure il Tribunale del capoluogo friulano. Avvocatura e magistratura sono però impegnate a collaborare per superare insieme gli ostacoli che si presentano. «La carenza di personale – conclude il presidente del Coa di Trieste - affligge la cancelleria della volontaria giurisdizione, quella delle esecuzioni mobiliari ed immobiliari e il poco personale non è realisticamente in grado di far fronte alle mole delle incombenze. Tutto ciò crea enormi disagi ai cittadini e a noi avvocati. Un discorso a parte è quello che riguarda le liquidazioni del patrocinio a spese dello Stato. In questo caso, come spesso si dice, stiamo parlando di patrocinio gratuito, in quanto la mole degli arretrati è tale che i colleghi aspettano di vedersi corrispondere i compensi liquidati per anni. Nonostante tale situazione, dando atto del forte impegno profuso dalla presidenza del Tribunale per tentare di porvi rimedio, si deve rilevare che la locale avvocatura non è venuta meno al proprio compito. Continuiamo a lavorare con dedizione anche a favore dei più deboli e disagiati».
CARENZA DI PERSONALE
«LA CARENZA DI ORGANICO», SPIEGA IL PRESIDENTE DEL COA DI TRIESTE, «AFFLIGGONO LA CANCELLERIA DELLA VOLONTARIA GIURISDIZIONE COME QUELLA DELLE ESECUZIONI MOBILIARI ED IMMOBILIARI. IL PERSONALE IN SERVIZIO NON È REALISTICAMENTE IN GRADO DI FAR FRONTE ALLE MOLE DELLE INCOMBENZE.
TUTTO CIÒ CREA ENORMI DISAGI AI CITTADINI E A NOI AVVOCATI»