Roma, 18 dic. - (Adnkronos) - E' ormai prossimo il ritorno nel circuito Atp di Rafael Nadal dopo quasi un anno di assenza. L'appuntamento è per il Brisbane International, Atp 250 che prenderà il via a fine dicembre, evento che oltre a riportare in campo il 37enne spagnolo fornirà elementi in più per valutarne condizione, progressi e, perché no, obiettivi di quello che lui stesso ha annunciato con ogni probabilità come il suo ultimo anno di attività. Nadal è da pochi giorni rientrato in Spagna dopo un periodo di allenamento trascorso in Kuwait in compagnia del francese Arthur Fils e il suo coach, Carlos Moya, ha concesso un'intervista al sito dell'Atp in cui ha condiviso impressioni e dettagli di quello che senza dubbio è stato il periodo più complicato della carriera del detentore di 22 Slam. "L'operazione a cui si è sottoposto si è rivelata più complicata di quanto ci aspettassimo. Una volta 'aperto' e resisi conto delle sue condizioni, è stato tutto più delicato del previsto. E per questo il periodo di recupero è stato più lungo - ha dichiarato Moya - Dopo l'operazione non si è visto per un mese un mezzo, se ne è andato in vacanza. E anche standosene su una barca in Grecia, ha svolto quanta più riabilitazione possibile". Il coach non nasconde quanto i primi passi verso il completo recupero siano stati molto complicati: "L'inizio è stato difficile, ci allenavamo due volte a settimana per non più di 20', poi gradualmente abbiamo aumentato l'intensità sempre con molta cautela e seguendo il nostro piano. A volte è capitato di doverci fermare, rallentare un po'. Ma è normale quando si ha a che fare con un infortuno di questa entità, specialmente se non si hanno più vent'anni". Richiesto di un parere, se ci sia mai stato un momento durante la fase di recupero in cui si è creduto che Rafa non potesse farcela, Moya ha sottolineato come "affrontare un'operazione sia davvero l'ultima spiaggia in questi casi, se si vuol provare a chiudere la propria carriera in campo. Lui ne era consapevole e per questo lo ha fatto, ma non è stato tutto rose e fiori, anzi. I progressi erano più lenti rispetto alle aspettative, c'erano tanti dubbi. E' stata davvero una strada tortuosa e piena di curve". Il lavoro svolto da Nadal però non è stato solo fisico. Il sostegno mentale in casi come questi può essere decisivo dal punto di vista dell'incoraggiamento, nel confronto quotidiano, finanche nel semplice ascolto: "Sia io che il resto del team abbiamo fatto quel che credevamo fosse giusto per lui in ogni momento, badando sempre alla sua salute e alla sua fiducia. A volte abbiamo dovuto spingerlo un po', altre tirare il freno: è stato un lavoro quotidiano basato soprattutto sulle sue sensazioni, la sua motivazione, il suo umore". "Ci sono stati alcuni giorni molto complicati, sapevamo di dover fare attenzione e di dover bilanciare le due cose - ha concluso Moya - Ma penso che come team siamo molto comprensivi, ci conosciamo da anni, e lavorare con lui è sempre facile per via del rispetto che nutre nei nostri confronti. Anche io ho avuto dei dubbi durante il percorso, ho avvertito la sensazione che potesse essere arrivata la fine e che non ci fossero più chance di tornare a giocare. E quello è stato il momento più difficile che io abbia mai vissuto con lui".
Tennis: Moya, 'anche io ho creduto che Nadal non potesse tornare a giocare'
18 dicembre, 2023 • 19:35