Roma, 16 feb. (Adnkronos) - "Purtroppo il mio italiano è tra lo scarso e linesistente, la nostra routine di lavoro è in inglese. La parola che abbiamo usato nel comunicato originale era regrettable, e mi attengo a essa. Per quanto riguarda la traduzione più accurata in italiano, lascio la parola a chi è bilingue". Raphael Schutz, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, parla con Repubblica del "malinteso" con il Vaticano. Mercoledì, una nota dellambasciata aveva definito "deplorevole" la dichiarazione del cardinale Pietro Parolin sulla "carneficina" in corso a Gaza. Ieri, la precisazione: laggettivo regrettable "poteva essere tradotto in modo più preciso con 'sfortunata'". "È importante che le relazioni in generale, comprese quelle diplomatiche, si basino sempre sulla franchezza e sulla trasparenza - afferma Schutz - Finché esisteranno questi elementi, sarà più facile contenere le differenze di opinione e di prospettiva, come quelle attuali. Non ho il minimo dubbio sulle buone intenzioni del Vaticano. Condivido anche linvito di Parolin a non perdere la speranza. Nella storia ebraica e israeliana ci sono stati molti momenti di difficoltà, ma la speranza è sempre stata ed è tuttora presente. Tuttavia, non mi sento qualificato per determinare quale sarebbe in questo momento il modo più efficace per la Santa Sede di incanalare la sua autorità morale unica". Quanto alla preoccupazione del Papa per i civili e la richiesta di un cessate il fuoco, l'ambasciatore afferma che "ci sono alcuni punti da considerare. Il linguaggio, anzitutto: dire 'la guerra a Gaza' è una rappresentazione errata della realtà. Dal 7 ottobre cè una guerra condotta contro Israele da almeno quattro fronti Libano, Siria, Yemen oltre a Gaza con tutti gli aggressori sostenuti e riforniti dallIran. Quando poi Gaza viene citata più volte, mentre le città e i kibbuz israeliani attaccati il 7 ottobre in modo criminale non vengono affatto menzionati per nome, si crea limpressione che essi e la sofferenza dei loro abitanti siano meno importanti. Se si aggiunge lomissione di qualsiasi menzione dei circa duecentomila mila sfollati israeliani nel sud e nel nord del Paese, il risultato è ciò che chiamo un deficit di empatia". "I numeri creano coscienza - sostiene Schutz - Se le sofferenze della popolazione di Gaza, senza dubbio terribili, vengono citate decine di volte, ma il diritto di Israele a difendersi o addirittura a esistere viene menzionato solo una o due volte nello stesso periodo di tempo, limpressione, giusta o sbagliata, è che una sia più importante dellaltra. Il cessate il fuoco non è un obiettivo in sé. Lobiettivo è rendere Israele di nuovo sicuro per i suoi abitanti. Se il cessate il fuoco è solo un modo per dare ad Hamas il tempo di riarmarsi, allora è un premio per laggressore. Ecco perché rifiuto le parole generiche superficiali. Non siamo daccordo con laffermazione di una presunta natura sproporzionata delloperazione israeliana e, naturalmente, nemmeno sul termine 'carneficina'. Rispetto ad altre forze militari occidentali, ogni serio esperto militare concorderà sul fatto che lIdf fa molto di più per cercare di ridurre al minimo le vittime civili, ma la realtà di Gaza, dove Hamas si è intenzionalmente assimilato alla popolazione civile, lo rende molto difficile".