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«Questa norma apre la porta all’autoritarismo, è la tomba del diritto di difesa, perché relega l’avvocato a mera comparsa. Penso sia la peggiore riforma del peggiore ministro della Giustizia della storia italiana». È infuriato l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. E spera ancora, senza crederci troppo, che la riforma sulle intercettazioni possa arenarsi alla Camera, denunciando l’inadeguatezza di una norma a suo dire sbilanciata sul pubblico ministero, la cui selezione del materiale probatorio sarà, in ogni caso, «la base esclusiva su cui si instaurerà tutto il processo, senza che le difese abbiano mai potuto verificare davvero l’intero contenuto delle conversazioni intercettate». Avvocato, il decreto legge è passato al Senato. Cosa cambia per voi difensori? Trovo sia inquietante, in quanto non consentirà realmente agli avvocati l’esame di tutto materiale intercettato del quale, fin dall’inizio, non avrà conoscenza integrale. Con questa norma si è abbandonata l’idea di vietare alla stampa la pubblicazione delle intercettazioni, prché c’è stata una levata di scudi da parte della categoria. Però non ci si è accorti che si è risolto il problema eliminando il diritto di difesa dell’imputato: ai difensori viene impedito di avere cognizione piena del materiale, conosciuto integralmente solo dal pm, apponendo una cesura unilaterale anticipata. Io mi auguro che qualcuno ci ripensi. In che modo sarete penalizzati? Il pm mette a disposizione della difesa le registrazioni, che vengono depositate in un archivio gestito dalla Procura, fissando un termine entro cui è possibile consultarlo. Ma gli avvocati potranno solo ascoltare tale materiale nell’archivio, rimanendo vincolati agli orari e alla disponibilità di personale, nei giorni prestabiliti e davanti ad un ufficiale di pg. Eppure in alcuni casi si tratta di una quantità di atti imponente e sarà impossibile analizzare tutto. Così, nella maggior parte di casi, la cosa non porterà a nulla. È semplicemente impossibile acquisire cognizione di ogni elemento senza avere copia digitale del materiale. Non è possibile estrarne copia? Solo delle registrazioni indicate come rilevanti dal pubblico ministero. Così, solo chi avrà i mezzi economici e la possibilità di mettere in campo una squadra corposa di avvocati potrà difendersi davvero. Questa riforma parte dalla resa di un sistema già previsto, quello dell’udienza stralcio, che non è stato fatto funzionare, e passa sopra come un caterpillar sui diritti degli imputati normali. Eppure questa riforma doveva risolvere anche i limiti posti alla difesa. Sono un comune avvocato di provincia che si è trovato ad affrontare procedimenti particolarmente delicati e anomali, battendomi spesso e volentieri con una gestione del potere giudiziario non propriamente in linea con i dettami della Costituzione. La mia cultura giuridica ed ideologica si ribella di fronte ad un progetto di questo tipo. È una situazione veramente imbarazzante: questo populismo è sconfinato nella trattazione di argomenti rilevanti ed estremamente tecnici ed è criminale cercare il consenso dell’opinione pubblica in questi campi. Si tende a fare le leggi sui singoli casi, dimenticando che il processo famosissimo non rappresenta la giustizia italiana. Il caso Cucchi, ad esempio, rappresenta la giustizia per quello che è successo all’udienza di convalida, quando sulla base di un ciclostile Stefano fu definito un albanese senza fissa dimora. Tutto quello che è successo dopo è un fatto anomalo: depistaggi, deviazioni, errori marchiani da parte dei magistrati che si sono occupati del caso. Qual è il vero problema di questa legge? Si vuole creare una sorta di norma sulla privacy, arrivando ad impedire che vengano pubblicate dai giornalisti delle intercettazioni imbarazzanti. Per garantire la riservatezza priviamo i cittadini del diritto alla difesa e lo facciamo anche con la complicità di alcuni magistrati che, attraverso battute e aneddoti, illudono i cittadini del fatto che nell’amministrazione della giustizia vi sia una categoria di persone perfette, che sono i magistrati, ed una categoria di delinquenti o mercenari, nella migliore delle ipotesi, che sono gli avvocati. Io non ho paura delle intercettazioni, perché è il mezzo di prova principe e spesso unica dell’accusa, ma farlo gestire dal pm senza che l’avvocato possa prenderne conoscenza significa stravolgere l’assetto processuale. Allora diciamo che gli avvocati non servono e togliamoli dai processi. Se è il pm a selezionare tutto, cosa ci vado a fare io? E cosa bisognerebbe fare? Dare effettività all’udienza stralcio, in modo che davanti ad un giudice vengano selezionate le intercettazioni rilevanti e tutte le altre distrutte e rese non pubblicabili. Ma questo vaglio è stato spostato più avanti, all’inizio del dibattimento. Cosa ne pensa delle intercettazioni “taroccate”, secondo la difesa degli indagati, nel caso dell’omicidio Cerciello Rega? Ecco, in quel caso i difensori hanno fatto esattamente quello che faccio io. Pensi cosa sarebbe potuto succedere se non avessero ascoltato tutte le intercettazioni. I suoi colleghi penalisti criticano molto anche la riforma sulla prescrizione... Ed è giusto, anche se penso che sia più grave quanto sta avvenendo con le intercettazioni. Però va detto: il 60% dei procedimenti va in prescrizioni durante le indagini, quando ancora gli avvocati non hanno toccato penna. Mi limito a rilevare il fatto che nel 2017 sono andati in prescrizioni 125mila su un milione di processi trattati. Quindi, evidentemente, il problema è altrove.