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Non ce l’ha fatta per pochi voti. Elisabetta Zamparutti dell’associazione radicale Nessuno tocchi Caino, non è stata confermata referente dell’Italia nel Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa ( Cpt), nonostante il Comitato stesso abbia espresso parere positivo sulla sua nomina. Il governo italiano ha preferito non confermarla. Anche questo è il segnale di un cambiamento che però viene visto, dalla Zamparutti stessa, come una “punizione” per il lavoro che svolge quotidianamente, forse scomodo rispetto al dibattito interno, in particolar modo a quello sulle nostre carceri e, non per ultimo, sull’ergastolo ostativo. Zamparutti, raggiunta dal Dubbio, commenta così la propria mancata riconferma. «Considero – spiega - una medaglia al mio valore e al valore delle cose che ho fatto in questi anni e che continuerò a fare per l'abolizione dell'ergastolo ostativo e l'isolamento, la decisione del governo italiano di non confermarmi nel secondo mandato al Comitato europeo per la prevenzione della tortura». Sottolinea che si tratta di «una decisione, quella del governo italiano, che vìola la consuetudine di confermare l'uscente, tanto più che ero stata scelta dalla delegazione parlamentare italiana al Consiglio d'Europa in tutte le sue componenti di opposizione e di maggioranza che ringrazio, eccetto che dai 5 Stelle. Non solo, perché ero stata votata all'unanimità dall'Assemblea parlamentare di Strasburgo con indicazione a favore della mia riconferma anche del Bureau del Cpt». Zamparutti prova anche a spiegare quale potrebbe essere, a suo giudizio, il motivo della decisione. «Il successo della sentenza Viola contro Italia e la visita ad hoc del Cpt quest'anno sul 41 bis e l'isolamento – osserva l’oramai ex membro del Cpt - è certamente qualche cosa di insopportabile rispetto alle politiche di questo governo, in particolare della sua componente cinquestelle, come insopportabili sono le lotte e la visione radicale, nonviolenta e liberale. Lo abbiamo visto su Radio Radicale, lo vediamo oggi sulla mia cancellazione dal Cpt con il voto che c'è stato il 9 ottobre al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa dove 20 Paesi hanno votato a mio favore e 25 contro». Elisabetta Zamparutti continua: «La mia elezione nel 2015 è stata anche un atto di riconoscenza nei confronti di Marco Pannella, in particolare da parte dell'allora ministro della Giustizia Andrea Orlando nei cui confronti continuo a nutrire un senso di riconoscenza anche per il sostegno datomi per la riconferma. Quanto accaduto pochi giorni fa a Strasburgo si iscrive invece nel tentativo di cancellazione scientifica di ogni traccia di quella visione di Marco Pannella, di quella sua azione sempre volta a mutare in meglio le istituzioni e non a farsi da queste cambiare, a partire dalla istituzione carcere, intesa come comunità di detenuti e di personale penitenziario che lui ha sempre considerato e amato». Ma Zamparutti non si abbatte e spiega che continuerà a impegnarsi con Nessuno tocchi Caino e il Partito Radicale in quell'opera di riconversione dalla violenza alla nonviolenza che in questi ultimi quattro anni ha sperimentato con i detenuti condannati all'ergastolo ostativo nei laboratori “Spes contra spem”. «E mi auguro che ci facciano proseguire», conclude Zamparutti.
Il Cpt, ricordiamo, prevede un sistema di visite nei luoghi di detenzione, per verificare le condizioni di trattamento delle persone private della libertà. Ha la facoltà di visitare carceri, centri di detenzione minorile, commissariati di polizia, centri di detenzione per immigrati irregolari e strutture e istituzioni di ricovero a carattere sociale. Dopo ogni visita, il Cpt invia un rapporto dettagliato al governo dello Stato interessato, contenente i risultati emersi nel corso della visita, nonché le raccomandazioni, i commenti e le eventuali richieste di informazioni complementari. Il Cpt invita inoltre lo Stato a fornire una risposta dettagliata alle questioni sollevate nel rapporto. I rapporti e le risposte fornite costituiscono la base del dialogo permanente con gli Stati membri. Per quanto riguarda l’Italia, ancora non è stato potuto pubblicare il rapporto sul 41 bis e l’utilizzo dell’isolamento. Il motivo è semplice. Mentre la maggior parte degli Stati membri hanno dato l’autorizzazione per la pubblicazione automatica dei rapporti, il nostro Paese è uno dei pochi dove ci vuole una autorizzazione governativa. Ma siamo sicuri che il governo correggerà, in nome della trasparenza, questa lacuna.