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Forse non è stato un caso che a due giorni dalla delibera dell’Associazione nazionale magistrati di convocazione di un'assemblea generale con all'ordine del giorno «gli attacchi alla giurisdizione e la pesante denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia di protezione internazionale», sconfessando il decreto Cutro, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo questa mattina dal Salone della Giustizia, abbia usato parole niente affatto pacificatrici.
«La funzione del magistrato non deve essere quella di chi deve affermare un’etica ma il diritto positivo, che non sempre coincide con l'etica. Nonostante la Costituzione repubblicana, la concezione dello Stato etico è rimasta nel codice penale, che porta la firma di Benito Bussolino e di Vittorio Emanuele III, e purtroppo anche nella mente di molti magistrati. E questo è pernicioso. Il magistrato deve solo applicare la legge, gli piaccia o non gli piaccia. Se è difforme dai suoi principi minimi di etica cambi mestiere. Non esiste la possibilità di un diritto creativo».
Il guardasigilli ha cercato poi di aggiustare il tiro: «Nel mio mondo ideale, fermo restando che la separazione dei poteri è il fondamento minimo di una democrazia liberale, i politici non dovrebbero criticare le sentenze e i magistrati non dovrebbero criticare le leggi. Calandomi nella realtà, questo non è possibile, ma deve essere fatto in modo contenuto. La contrapposizione tra politica e magistratura c'è stata dagli anni '90, io cerco di attenuarla il più possibile», ha assicurato.
Ma sembrerebbe che non sia riuscito nell’intento con quelle sue iniziali dichiarazioni perché già nelle chat dei magistrati si parla «di ragionamento grossolano» in quanto «nessuno pensa di non applicare la legge e di fare di testa sua». Intanto ci sarebbe la data dell’Assemblea dell’Anm: il 26 novembre nell’Aula Magna della Cassazione, la stessa sede in cui si tenne quella per il caso Uss. Alcuni avrebbero voluto tenerla a Catania ma fonti interne all’Anm ci hanno detto che l’iniziativa non sarebbe piaciuta al Quirinale, perché sarebbe stato un evento troppo d’impatto.