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Finalmente! Leggere che Anm ha proclamato uno sciopero a difesa della Costituzione ha riempito di gioia il nostro animo e creato frementi aspettative per questo fatidico 27 febbraio.
Intendiamoci: un po’ di magistrati che ne hanno davvero assimilato i principi, sul nostro cammino li abbiamo incontrati. Mai, però, avremmo immaginato che il sindacato delle toghe si sbilanciasse fino al punto della protesta estrema per preservarli inalterati come li vollero i Costituenti.
Finalmente, ci siamo detti, anche Anm si batte per l’inviolabilità della libertà personale (art. 13), preoccupata che – nel periodo 2018/2024 – quelle custodiali costituiscano ancora il 56% delle misure cautelari emesse. E rigetta con sdegno l’uso del carcere ad eruendam veritatem.
Finalmente, anche Anm valorizza l’inviolabilità del domicilio (art. 14), pretendendo che le perquisizioni siano disposte con decreti le cui motivazioni non siano soltanto di stile.
Finalmente, abbiamo pensato, Anm si preoccupa dell’inviolabile libertà e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione (art. 15), contrastando la qualificazione di mail e messaggistica telefonica come “documenti”. E pretendendo, per la loro acquisizione, la stessa disciplina in vigore per i ben più silenti tabulati di traffico (provvedimento motivato del giudice). O avversando fermamente l’uso compulsivo di intercettazioni e trojan.
Finalmente (ma qui siamo decisamente di parte…) Anm difende il diritto di difesa e la sua inviolabilità (art. 24): mai più fascicoli “matrioska” d’indagine, mai più capi di imputazione liquidi, mai più immotivati tagli di liste testimoniali, mai più sbrigative revoche di prove a discarico, mai più domande suggestive del giudice, mai più compressioni del controesame, mai più termini a difesa giugulatori, mai più sfavor impugnationis, mai più percentuali bulgare d’inammissibilità in cassazione, mai più ostacoli burocratici e/o informatici per accedere agli atti e alle cancellerie, mai più impedimenti ai legittimi impedimenti, eccetera, eccetera, eccetera.
Finalmente, ci ripetiamo, Anm rivendica la fedele applicazione dell’art. 25: si torna alla legalità al posto della prevedibilità, si interpreta la legge secondo il disposto dell’art. 12 delle preleggi, si manda in soffitta il formante giurisprudenziale e si riconosce che la nomopoiesi spetta al legislatore, si abbandona il criterio della lesività in concreto per i vizi degli atti, si rispetta l’art. 124 c.p.p. che obbliga all’osservanza di ogni sua norma anche quando non siano previste sanzioni processuali per i casi di violazione.
Finalmente Anm è al nostro fianco nell’affermare la sacralità dell’art. 27: mai più responsabilità da posizione, mai spacciare un’ipotesi d’accusa per verità processuale, mai presentare al pubblico o nei provvedimenti giudiziari un accusato come colpevole. E se condanna debba conseguire a un processo, largheggiamento di pene sostitutive e ampio ricorso a misure alternative alla detenzione. Coccarda listata a lutto, per ogni suicidio in carcere.
Finalmente Anm alza forte la voce perché il giusto processo sia regolato dalla legge e non dall’ufficio del massimario, per…
Arrivando all’art. 111, d’improvviso veniamo risvegliati da una telefonata del direttore del Dubbio: vorrebbe che scrivessimo un pezzo sulla separazione delle carriere.