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La storia di Alexander Shestun è inserita nel lungo capitolo degli oppositori russi, come Alexei Navalny, Vladimir Kara-Murza, Ilya Yashin e Jurij Dmitriev, i quali per aver criticato il regime putiniano hanno pagato con la privazione della libertà. Shestun è in carcere dal 2018, dopo essere stato a capo del distretto di Serpukhov, non distante da Mosca. Quando era amministratore pubblico, volle approfondire alcuni aspetti riguardanti il progetto di una grande discarica di rifiuti. Come in Italia, anche in Russia il lucroso business della spazzatura attira faccendieri di ogni risma con la benevolenza e la complicità di alcuni esponenti delle istituzioni. Le critiche di Shestun, le sue perplessità, il suo aver coinvolto la cittadinanza con l’organizzazione di manifestazioni pubbliche in merito all’opportunità della mega discarica attirarono le antipatie e le attenzioni delle autorità. La conseguenza? Un singolare ribaltamento della realtà. Chi critica, chi fornisce accuse circostanziate, chi esprime il dissenso deve poi difendersi. Il calvario giudiziario di Shestun si è concluso con una condanna a quindici anni di carcere - emessa in una data emblematica, il 25 dicembre 2020 - e il pagamento di una multa da 49 milioni di rubli ( circa 660mila dollari). A Shestun sono stati contestati vari reati, come la partecipazione illegale ad attività imprenditoriali, il riciclaggio e la frode.
Nella Russia di Putin chi è contro l'apparato rischia in prima persona o indirettamente
La famiglia di Alexander, con la moglie Jul in prima fila e i cinque figli, ha iniziato una lunga battaglia legale affiancata da numerosi sit- in di protesta. Un atto di sfida intollerabile. Nella Russia di Putin chi è contro l'apparato rischia in prima persona o indirettamente. Qualche settimana fa la famiglia Shestun, a seguito dei provvedimenti connessi ai guai giudiziari dell'ex capo del distretto di Serpukhov, ha ricevuto lo sfratto. Jul, i suoi figli e la quasi novantenne madre di Alexander Shestun ( da anni sulla sedia a rotelle) dovranno trovarsi un altro tetto.
«Una vergogna», commenta Jul Shestun, che tramite l’avvocato ha fatto pervenire al marito alcune nostre domande per conoscere meglio la sua vicenda giudiziaria e altri dettagli sulle giornate trascorse dietro le sbarre. Le risposte non si sono fatte attendere.
Il dissidente: «15 anni di carcere duro è una condanna a vita»
«La sentenza a quindici anni di carcere duro – dice Alexander Shestun - è una condanna a vita, considerato che ho 58 anni e le mie condizioni di salute sono ormai molto precarie. Oltre alle malattie croniche, sono preoccupato per un’ernia dolorosissima, che mi impedisce ormai di stare in piedi. Si è formata dopo che sono stato picchiato per i miei tanti scioperi della fame, per protestare sulle condizioni della mia prigionia. In un anno, con il mio avvocato, ho inviato più di cento reclami e richieste di intervento chirurgico per l'ernia, ma è diventato impossibile ottenere risposte ed assistenza medica dall’amministrazione penitenziaria». Oltre alla condanna a quindici anni di carcere, Shestun ha subito la confisca di numerosi beni. Nel 2018, durante un’udienza ha inscenato una protesta clamorosa: con un oggetto affilato si è tagliato le vene. Le immagini delle braccia e del corpo grondanti sangue hanno fatto il giro della rete. «In cella – aggiunge l’ex dirigente pubblico - sono stato sorvegliato per oltre tre anni da due uomini del reparto speciale della polizia, gli ' SpetsNaz”. Ventiquattrore su ventiquattro non mi perdevano di vista. Nessun detenuto è stato sorvegliato dalle forze speciali all'interno della prigione per tutto il periodo di detenzione. L’azione penale, lo dimostra la mia vicenda giudiziaria, è uno strumento per soffocare la dissidenza e chi critica il regime. I disastrosi risultati a proposito di sviluppo socio- economico della Russia sono sotto gli occhi di tutti e non prevede forme di protesta. Il principale strumento di stabilità del regime di Putin si basa sulla paura e sul terrore».
Putin non è stato fermato dall'opposizione anche perché il mondo occidentale si limitava e si limita a esprimere solo preoccupazione
Il pensiero di Shestun va ai metodi usati dal capo del Cremlino, che ha campo libero per sotterrare ogni forma di critica e di dissenso. «Se facciamo un paragone – commenta - tra le accuse di corruzione, mosse nei miei confronti, e le critiche all'invasione dell'Ucraina, notiamo che il terrore diffuso da Putin non è stato fermato dall'opposizione anche perché il mondo occidentale si limitava e si limita a esprimere solo preoccupazione. Le azioni che hanno interessato la Georgia, la Moldavia e l'Ucraina non sono state fermate da sanzioni leggere. Il Cremlino, in questo contesto, ha scambiato la gentilezza dell'occidente per debolezza. Adesso, il cosiddetto mondo civilizzato è costretto a fermare un prepotente ed arrogante dotato dell'arma nucleare, mentre ogni anno l'apparato repressivo dello Stato russo diventa sempre più brutale e la società sempre più intimidita e silenziosa».
Il dissidente: «La tragica morte di Magnitsky mi ha sconvolto»
Nei pensieri di Shestun riaffiora la vicenda del brillante avvocato russo- ucraino Sergei Magnitsky ( Il Dubbio del 19 ottobre), ucciso in carcere nel 2009. Il legale scoprì, mentre assisteva il fondo di investimento Hermitage, una serie di truffe da parte di alcuni funzionari. «La tragica morte di Magnitsky – ricorda - mi ha sconvolto. Le coraggiose rivelazioni dell'avvocato del fondo Hermitage gli sono costate la vita. Quando nel 2018 sono finito nel penitenziario Matrosskaya Tishina, ho conosciuto molti testimoni degli ultimi giorni di Magnitsky. Se la società civile russa si fosse indignata per i risultati delle coraggiose indagini di Bill Browder e Sergei Magnitsky, oggi il mondo non sarebbe sull'orlo della catastrofe, compresa quella nucleare». Parole dal carcere di chi ha perso tutto e che si può aggrappare solo all’affetto dei suoi cari. È la dura vita nel Russki mir ( mondo russo). Cent’anni dopo l’ideologia bolscevica, come evidenzia lo scrittore Mikhail Shishkin, inserito nell’elenco dei “nemici della Russia”, Putin e i suoi accoliti hanno sterminato l’altra Russia e «se appartieni ad essa sei in prigione o emigrato» .