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Nemmeno il tempo di cominciare il nuovo lavoro come ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità sostenibili che Matteo Salvini ha scelto l’argomento forte, quello studiato per anni e anni e ormai imparato a memoria: i porti. E tanto per chiarire che non ci sarà alcuna discussione sulla delega legata al loro controllo, oggi ha convocato nel suo ufficio l’Ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera. Dopo l’annuncio della neopresidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di un ministero del Mare e del Sud, affidato non a caso all’ex presidente della Sicilia, Nello Musumeci, in molti si erano chiesti se quella mossa non fosse strategica onde evitare che Salvini insistesse sul tema a lui più caro: il controllo dell’immigrazione clandestina. Ma nonostante la nuova dicitura del ministero guidato da Musumeci, il controllo dei porti potrebbe rimanere nelle mani del ministro delle Infrastrutture, anche se sarà lo stesso governo con un decreto a doverlo specificare. Nel frattempo però il leader della Lega non ha perso tempo e ha marcato il territorio. «Il Corpo vanta un personale con 10.800 donne e uomini e centinaia di uffici e comandi in tutta Italia - spiegano fonti leghiste - Per Salvini è stato un lungo e proficuo incontro per fare il punto della situazione, anche a proposito di immigrazione: attualmente in area Sar libica ci sono due imbarcazioni ong». Con lui c’era anche il deputato del Carroccio Edoardo Rixi, in odore di un posto da viceministro come era già nel governo gialloverde, prima di dimettersi in seguito alla condanna in primo grado nel processo “spese pazze”. In sostanza, dunque, la guerra contro le ong cominciata dall’allora ministro dell’Interno nel 2018 e portata avanti per poco più di un anno fino al Papeete, riprende ora. E Salvini la riprende da dove l’aveva lasciata, ovvero facendo il punto con la Guardia costiera per capire come e dove intercettare le navi ong e come gestire i migranti da loro soccorsi. Ma come è noto Giorgia Meloni ha detto no al ritorno del Capitano al ministero dell’Interno anche per la sua passata gestione del caso Open Arms, che lo ha fatto finire sotto processo a Palermo per sequestro di persona. «Vedo che Salvini pure da ministro delle Infrastrutture ricomincia la sua cinica campagna di propaganda contro i migranti, incontrando il comandante generale della Guardia Costiera - ha polemizzato Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana - Mentre bambini, donne e uomini continuano a morire a poche miglia dalle coste italiane, e si susseguono naufragi su naufragi». In ogni caso la questione è tutta interna alla maggioranza, con Giorgia Meloni impegnata a distribuire le caselle dei sottosegretari e dei viceministri facendo attenzione a non scontentare nessuno. Da questo punto di vista la Lega non può che accettare le decisioni che verranno prese, visto che ha già ottenuto, oltre che il ministero delle Infrastrutture per lo stesso Salvini e quello dell’Economia per il suo vice, Giancarlo Giorgetti, anche il ministero dell’Interno. Dove è finito un tecnico, è vero, ma che risponde al nome di quel Matteo Piantedosi che è stato capo di gabinetto proprio di Salvini all’epoca del governo gialloverde. Corsi e ricorsi storici che hanno come fil rouge sempre la stessa battaglia: quella contro l’immigrazione clandestina.