Mentre la politica è impegnata in un Cencelli grottesco e all’ultimo sangue, l’Ocse entra a gamba tesa sulla nostra giustizia, criticando apertamente - vorremmo dire senza ritegno - una sentenza di assoluzione emessa da un libero tribunale italiano. Protagonista della storia è un ex poliziotto sloveno, il signor Drago Kos, che ora guida la commissione corruzione dell'Ocse - insomma, una sorta di Nicola Morra che ce l’ha fatta -, il quale ha inviato una lettera privata, ma su carta intestata Ocse, in sostegno
del procuratore aggiunto Fabio de Pasquale. Per chi non lo sapesse, De Pasquale non è un magistrato qualsiasi, ma è l’aggiunto di Milano che mise sotto accusa i vertici Eni per la presunta e mai provata (sic!) maxi tangente Eni-Nigeria. Ebbene, ricorderete che dopo anni di udienze e un terremoto giudiziario che ha rischiato di mettere in crisi la più importante azienda italiana - per molti l’Eni è la vera Farnesina - ecco, dopo tutto questo, quel processo è finito con
una valanga di assoluzioni per assoluta mancanza di prove.
Non solo, la Pg Celeste Gravina, nelle motivazioni con cui
ha rinunciato all'impugnazione, ha parlato esplicitamente di "vicende buttate lì come una insinuazione" e di "esilità e assoluta insignificanza degli elementi" portati dalla Procura per sostenere l'accusa di corruzione internazionale, ma anche di "colonialismo della morale" da parte "del pm". Non solo, De Pasquale è finito sotto inchiesta per una cosa da niente: avrebbe “dimenticato” prove che avrebbero potuto “scagionare” i vertici Eni. Il reato ipotizzato, piuttosto grave per un magistrato, si chiama “rifiuto d'atto d'ufficio". A giorni i giudici di Brescia decideranno se rinviarlo a giudizio e di certo ne sapremo di più. Ma sia chiaro: al momento, e fino a prova contraria, anche il dottor De Pasquale è da considerarsi innocente. Sul Dubbio di domani l'inchiesta della nostra Simona Musco che cerca di farci capire come sia stato possibile questo corto circuito istituzionale mettendo in luce le sconcertanti parole dell'uomo dell'Ocse, Drago Kos, e la rete di magistrati internazionali molto interessata alle vicende della nostra giustizia. Nel frattempo saremmo lieti se i partiti uscissero dal proprio “autismo politico” e, almeno per un momento, provassero a occuparsi di cose serie. A cominciare dalla gravissima opera di delegittimazione da parte dei vertici Ocse nei confronti di un giudice italiano. Qualcuno ha qualcosa da dire?