Entra nel vivo il processo per violenza sessuale nei confronti di
Ciro Grillo, figlio del fondatore del
Movimento Cinque Stelle, e altri tre suoi amici, accusati di aver stuprato in gruppo una ragazza, in una villa di
Costa Smeralda, in Sardegna, nel luglio del 2019. In aula ieri sono sfilati tanti testimoni, tra cui la moglie di
Beppe Grillo.
Processo contro Ciro Grillo e altri tre suoi amici, cosa ha detto la moglie del fondatore del M5S
«Non ho sentito o visto nulla di anomalo». Sono le parole di
Parvin Tadjk, la madre di Ciro Grillo, in aula, la quale ha ribadito quanto detto agli inquirenti: che la notte del luglio 2019 dormiva nella casa accanto e non ha notato nulla di sospetto. A dirlo ai cronisti sono gli avvocati della difesa, dal momento che l’udienza si tiene a porte chiuse.
Processo contro Ciro Grillo e altri tre suoi amici, le altre testimonianze
La mattina dopo il presunto stupro che sarebbe avvenuto in una villa
in Costa Smeralda, nel luglio del 2019, una delle due ragazze «fumava tranquillamente, non sembrava in difficoltà e non ha chiesto aiuto». A dirlo, in aula, al processo a carico di Ciro Grillo e di tre suoi amici, è
Maria Cristina Stasia, l’amica della madre di Ciro Grillo
Parvin Tadjk, ospite nella villetta di Porto Cervo. La donna ha confermato al pm
Gregorio Capasso e ai giudici che la mattina dopo il presunto stupro vide una ragazza in accappatoio e con un asciugamano a turbante sulla testa nel patio della casa dove soggiornavano i ragazzi. A riferirlo ai giornalisti è la legale di uno degli imputati, l’avvocata
Antonella Cuccureddu. «È passato troppo tempo, è impossibile ricordare se quei ragazzi sono entrati nel nostro bar. Abbiamo anche un sistema di telecamere, ma i carabinieri sono venuti da noi nell’aprile 2021, due anni dopo, le immagini erano già state cancellate», ha detto invece
Ivano Carta, uno dei titolari del bar tabacchi "Il caffè degli artisti" di
Porto Cervo, dove una delle due ragazze, presunte vittime dello stupro in Costa Smeralda, sarebbe andata a compare le sigarette in compagnia di uno dei quattro giovani imputati.
Processo contro Ciro Grillo e altri tre suoi amici, il commento degli avvocati di parte civile
«Nelle testimonianze sono emerse numerose contraddizioni che contesteremo, anche con produzione documentale, nelle prossime udienze. Non posso entrare nel merito,
ma dire che non si sono sentite grida o che non ricordano di avere visto i ragazzi non ha alcuna rilevanza». Così l’avvocato Dario Romano, avvocato di parte civile del processo a
Ciro Grillo, figlio di Beppe, e tre suoi amici genovesi. «
Non è stata una violenza sessuale per strada, la nostra assistita ha sempre sottolineato di non esser stata nemmeno in condizioni di chiedere aiuto, quindi quanto accaduto oggi è del tutto irrilevante. Anzi, casomai, conferma che quanto accaduto è accaduto in una condizione in cui la nostra assistita non poteva chiedere aiuto, perché non era in uno stato di piena coscienza, piena capacità» ha precisato l’avvocata
Giulia Bongiorno, legale di parte civile della presunta vittima dello stupro che sarebbe avvenuto nel luglio 2019 in Costa Smeralda.
Processo contro Ciro Grillo e altri tre suoi amici, parola alla difesa
«La signora
Grillo, così come tutti gli altri testimoni, anche quelli che sono stati sentiti le volte precedenti, ha raccontato di non aver sentito niente. Né lei né le persone che abitavano nella sua casa» ha detto l’avvocata
Antonella Cuccureddu, legale di
Francesco Corsiglia, uno dei tre amici di
Ciro Grillo imputati per un presunto stupro di gruppo avvenuto nel luglio 2019 in Costa Smeralda. «Stiamo parlando di un abuso», ha dichiarato la legale della difesa, «che è stato descritto con urla, spinte, ribellione eccetera». «Nessuno ha sentito richieste d’aiuto né da dentro casa né da fuori né urla né cose che cadevano né rumori di nessun genere», ha aggiunto l’avvocata della difesa, riassumendo alcune delle testimonianze rese oggi in aula, a proposito di quanto accade nella notte fra il 16 e il 17 luglio 2019.
Il figlio di Beppe Grillo espulso da una scuola in Nuova Zelanda
Anche l’espulsione di
Ciro Grillo da una scuola ad Auckland,
in Nuova Zelanda, nel 2017, è entrata nell’udienza nel processo per violenza sessuale di gruppo che vede imputati lo stesso figlio del fondatore del M5S e i tre suoi amici. Alla domanda dell’avvocato Dario Romano, che rappresenta la parte civile della ragazza italo-norvegese che denunciò di essere stata violentata nel luglio del 2019 in Costa Smeralda, se il figlio Ciro avesse mai avuto precedenti riguardanti molestie sessuali o violenze sessuali,
Parvin Tadjik, moglie di Beppe Grillo e madre di Ciro, ha risposto: «
No mai». A quel punto, come si apprende, perché l’udienza si celebra a porte chiuse, il legale ha tirato fuori le chat del 2017 da cui emerge che
Ciro Grillo era stato espulso da una scuola ad Auckland, in Nuova Zelanda. Nel 2017, come emerge dalla documentazione,
Ciro Grillo durante un viaggio, una vacanza studio al
Macleans College, scuola di Auckland, in Nuova Zelanda, commenta: «Ca…i durissimi in Nuova Zelanda». Il figlio del fondatore del M5s, si avventura in frasi volgari anche «s
ulle figlie del vicepreside del Macleans College, Phil Goodyear». Scatta a quel punto un processo scolastico. I genitori a quel punto lo rimpatriano con il primo volo per l’Italia. «
Hanno parlato anche di polizia. In Nuova Zelanda minacciare qualcuno è gravissimo». E ancora: «
Ciro non c’è niente da fare il direttore generale ha parlato con Caterina e ti vogliono espellere con foglio di via, forse anche con la polizia se tu fai resistenza. A meno che tu non venga via di tua spontanea volontà, hanno già deciso che perderai il processo anche se tu ti scuserai o hai ragione.
Non vogliono darti il nulla osta per l’altra scuola, quindi non ti puoi assolutamente spostare perché l’altra scuola non ti può accettare. Abbiamo veramente provato di tutto ormai da 16 ore,
mi dispiace non c’è niente da fare». Quella chat è entrata nel processo di Tempio Pausania. Il processo riprenderà il prossimo 19 ottobre.