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Tragedia a Palazzo di Giustizia a Milano, dove un avvocato civilista 49enne è morto precipitando dal sesto piano in Corso di Porta Vittoria. Secondo le prime ipotesi, si tratterebbe di un atto volontario, come affermato dal procuratore di Milano Marcello Viola, che dunque ha escluso, al momento, «il coinvolgimento di terzi, ma anche la caduta accidentale». L’uomo, M. A. P., risulta sospeso dall’ordine di Milano dal 2014, a causa del mancato pagamento delle quote associative e successivamente aveva subito un procedimento disciplinare per esercizio abusivo della professione. In tasca aveva però ancora il tesserino da avvocato. A sostegno dell’ipotesi di suicidio un biglietto trovato accanto alla vittima, fronte e retro, scritto a mano e in corsivo, in cui chiedeva scusa alla moglie e ai figli per il dolore provocato. Secondo quanto riportato da Fanpage, l’uomo avrebbe sofferto da tempo di ludopatia e stava affrontando una difficile separazione dalla moglie. L’uomo è stato ripreso questa mattina dalle telecamere interne, al sesto piano del Palazzo di Giustizia, dove si trovano gli uffici del civile, prima a camminare nei corridoi, per poi entrare in bagno, dalle cui finestre avrebbe poi si sarebbe lanciato nel vuoto da un'altezza di 18 metri. L’uomo è morto nell'impatto con il suolo, nel cortile interno del Tribunale, vicino alle aule del Riesame. A dare l'allarme, attorno alle 12.20, sono stati alcuni dipendenti al lavoro negli uffici giudiziari, che hanno subito allertato carabinieri e i sanitari del 118. Sul posto sono arrivati subito anche la procuratrice generale Francesca Nanni e il procuratore Viola, insieme a diversi aggiunti e al pm di turno Cristiana Roveda.