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Il mio primo Pride fu nel 1972 a New York, mica un granché, ma c’era l’orgoglio di essere pochi ma buoni; ho ancora le fotografie. Poi, quando parecchi anni dopo, sono cominciati quelli italiani, non me ne sono perso uno, sia ai tempi delle vacche magre, che in quelli di vacche grasse, come il World Pride 2000 a Roma. Ci sono sempre andato, talora col sospetto di fare come le processioni paesane: non ci si può non andare. Dopo tanti anni, quando ai Pride ci sono più etero che gay, sono comunque convinto che è stata un’esperienza che andava fatta proprio così come è stata fatta e che bisogna continuare a farla, anno dopo anno. Ha dato i suoi frutti. Però accade che anche nelle esperienze più positive e con le migliori intenzioni si facciano delle cavolate. L’idea (e a quanto pare la decisione) di volere escludere l’associazione di poliziotti LGBT “Polis” dalla manifestazione mi sembra giustappunto una di quelle. “Se volete, potete venire come singoli”, bella scoperta! Ci mancherebbe che ci fossero veti sui singoli. L’importante è invece che partecipino proprio come associazione di gay, lesbiche e quant’altro: un cuneo nella purtroppo accertata omotransfobia maggioritaria nella compagine in divisa. “Ma quando ci fermano ci discriminano e ci trattano particolarmente male”: ragione di più per aprire le porte a chi, con la sua stessa esistenza, incrina questo pensiero e questa pratica negativi. In tutti i paesi dell’occidente accanto ai netturbini e ai manager e ai militari gay sfilano le associazioni di poliziotti gay e sono i benvenuti da molti anni perché i gay sanno che essi potrebbero essere un presidio di tutela per loro. Addirittura, negli USA si è fatto di tutto ciò una chiara linea politica tenacemente perseguita. Inoltre, è comune esperienza che l’associazione di poliziotti gay è molto ben vista sia nel movimento che in quell’area friendly che sta attorno ad esso: sabato scorso al Pride toscano a Livorno “Polis” è stato un tratto (piccolo) del corteo fra i più applauditi. Insomma, proprio LGBTQ deve mettersi a discriminare? Sembra un insano paradosso. Non vorrei ritrovarmi 54 anni dopo Valle Giulia assieme a Pasolini che diceva che fra gli studenti e i poliziotti lui stava con i poliziotti, anche se allora e per sempre proprio per questo lo catalogai fra i reazionari. Coi poliziotti, sì, dico io oggi in vecchiaia, purché gay e a viso scoperto.