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Gradisca
«A un certo punto pare aprirsi una breccia dalla quale scorgere un briciolo di umanità. La scorsa settimana sono stati messi a disposizione un pallone e delle carte da gioco. Una grande conquista, giocare aiuta a passare il tempo e a distrarsi dal chiodo fisso del rimpatrio, ma ecco che, alcuni giorni fa, insieme a un pallone arriva anche uno scontrino di euro 8.90 a carico delle persone recluse nel Cpr. Un altro misero modo di lucrare sulla pelle di chi è privato della libertà». A denunciare questo sgradevole episodio avvenuto al centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca, è Francesca Mazzuzi della campagna Lasciate-CIEntrare. Sembrerebbe un modo di ricavare un guadagno sui migranti trattenuti presso il centro. Ricorda molto da vicino il discorso del “sopravvitto”, con tanto di sovrapprezzo, che riguarda i detenuti. Con la differenza che in questo caso, formalmente, i migranti non sono dei reclusi, anche perché non hanno commesso nessun reato. Mazzuzi di LasciateCIEntrare rivela che si tratta della ditta Edeco (ora Ekene) che si era aggiudicata nel 2019 l’affidamento della gestione della struttura di Gradisca d’Isonzo con un ribasso dell’ 11.90% del prezzo a base d’asta, e dopo l’esclusione delle prime quattro ditte in graduatoria. Ditta che dal marzo 2022 gestisce anche il CPR di Macomer in Sardegna. Al momento è in corso la gara di appalto per la nuova gestione del Centro di Gradisca, per 150 posti, per un importo di circa due milioni e mezzo di euro per un periodo di dodici mesi, rinnovabile di altri dodici. Le offerte avrebbero dovute essere presentate entro il 31 marzo 2022 per l’avvio di gestione previsto al 16 giugno, ma per ora non è stata pubblicata alcuna notizia sui partecipanti alla gara e tantomeno del suo esito. Al cpr di Gradisca i migranti ristretti denunciano di essere trattati come animali. «Ma è normale che qui non ci sia un assistente sociale o un operatore legale a cui rivolgersi?», dice uno di loro. Ed è sempre Mazzuzi a rispondere che no, non dovrebbe essere così, perché queste figure sono previste anche dai capitolati di appalto che regolano i servizi che l’ente gestore deve garantire, anche se il monte ore previsto è ridotto rispetto al tempo che dovrebbe essere dedicato a ciascuna delle persone detenute nei Cpr. «Alcuni non ricevono una terapia adeguata perché la visita con lo psichiatra avviene dopo oltre un mese dall’ingresso nel Cpr e solo dopo accese proteste si ha la possibilità di essere ascoltati. Succede di tutto: tentativi di suicidio, atti di autolesionismo, materassi incendiati, solo per ricevere cure ed essere trattati come “persone”. Solo per avere accesso ai diritti basilari. Se ingoi lamette e bevi candeggina non vieni portato immediatamente in ospedale, ma nell’infermeria del centro ti danno “uno sciroppo”», denuncia senza mezzi termini l’attivista di LasciateCIEntrare.