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ergastolo ostativo Amato
«Comprendo le reazioni e i punti di vista di tutti, ma alle Corti tocca essere equilibrate. Qui si tratta di bilanciare da un lato la tutela dei diritti delle persone in relazione ai presupposti per chiedere l’accesso ai benefici penitenziari, dall’altro le particolari ragioni di sicurezza che la legislazione italiana ha sempre riconosciuto in materia di mafia». Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in merito all’ergastolo ostativo dopo che la Consulta ha evitato di cancellare una norma già dichiarata incostituzionale un anno fa, concedendo alle Camere altri sei mesi per portare a termine la riforma. «Quando a novembre la Corte si troverà a decidere, non più in mia presenza, valuterà la situazione e in assenza di una riforma affronterà il problema se sancire l’incostituzionalità introducendo un vuoto legislativo che ora abbiamo voluto evitare. A quel punto spetterebbe al Parlamento colmarlo successivamente«, spiega. «Noi abbiamo detto che la collaborazione con i magistrati non può essere l’unico indice per valutare il distacco dall’organizzazione mafiosa. Anche perché ci sono stati casi di false collaborazioni da parte di chi non aveva affatto abbandonato l’organizzazione. È vero che stiamo parlando di diritti di libertà, ma ci dev’essere sempre un bilanciamento tra valori costituzionali, e qui - lo ripeto - ci sono in ballo anche ragioni di sicurezza legate alla specificità del fenomeno mafioso«, osserva. Per Amato «c’è un problema di rispetto del legislatore, e noi non siamo la maestrina del Parlamento. Non diamo ordini, rivolgiamo inviti e non potremmo fare altrimenti. Se in un anno il Parlamento non si mostra in grado di affrontare una questione, com’è avvenuto per il suicidio assistito o il doppio cognome, io posso prendere la mia decisione senza tradire la leale collaborazione. Ma far valere una scadenza e non dare peso ai lavori in corso, soprattutto su questioni complesse, indebolirebbe la mia stessa credibilità rispetto alla leale collaborazione».