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referendum
Il magistrato che presiede il Comitato per il Sì ai referendum aveva detto: «La precondizione perché i cittadini si esprimano è che si abbatta quel muro di silenzio che sino ad ora c’è stato sulla campagna referendaria»Ebbene, sembra che in molti li abbiano letti e ascoltati, perché i partiti hanno ufficialmente schierato le truppe sui due fronti, e rotto questo maledetto silenzio. Lo si evince chiaramente leggendo il calendario delle Tribune di confronto organizzate da Rai Parlamento in questi trenta giorni che ci separano dall’appuntamento del 12 giugno, quando gli italiani saranno chiamati alle urne per le Amministrative e, appunto, per i referendum. Proprio ieri la Rai, tramite un comunicato, ha reso noti i dettagli: «45 confronti tv su tutte e tre le reti generaliste, altrettanti spazi radiofonici e 20 contenitori per i messaggi autogestiti. Due appuntamenti pomeridiani al giorno dal 16 maggio al 10 giugno, 5 anche serali nelle ultime due settimane». A esprimere le posizioni del Sì e del No saranno rappresentanti delle Regioni che hanno promosso i referendum, i vari Comitati e le forze politiche, secondo criteri e regole stabiliti dalla Commissione parlamentare di Vigilanza. Le Regioni le conosciamo e sono: Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto. Sono quelle che hanno permesso a Matteo Salvini, con le loro ordinanze di sostegno ai referendum, di non consegnare le firme in Cassazione. Riguardo ai partiti, vediamo la maggioranza di governo spaccata. Sul fronte del Sì troviamo ovviamente la Lega insieme a Forza Italia e Italia Viva, mentre sul fronte del No, ecco Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Dall’opposizione, Fratelli d’Italia sosterrà il Sì su 3 quesiti: candidature Csm, separazione funzioni e diritto di voto dei laici (avvocati e universitari) nei Consigli giudiziari, mentre farà campagna per il No in merito agli altri due. Dunque Salvini non è riuscito a convincere Giorgia Meloni ad appoggiare anche quello sulla custodia cautelare, che non piace neanche tanto ai suoi, e il referendum sulla legge Severino. Tuttavia il deputato di FdI Federico Mollicone ha annunciato, durante la conferenza stampa organizzata dal Comitato per il Sì, che, in quanto membro della Vigilanza Rai, presenterà «un question time per chiedere che si parli del referendum anche nei talk show di prima e seconda serata». Insomma, almeno un ulteriore impegno sul piano del metodo. Il gruppo Misto, alla Camera e al Senato, si divide invece tra favorevoli e contrari, Coraggio Italia interverrà per difendere solo quelli su carcere preventivo, separazione funzioni, voto dei laici. Il Pd, per sostenere le ragioni del No manderà sulle reti pubbliche due big: Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del partito, e il deputato della commissione Giustizia Walter Verini. Il messaggio che lanceranno sarà quello del No, non quello dell’astensionismo, per rispetto dello strumento referendario, come più volte ribadito. Va ricordato che tra i dem non tutti sono sulla posizione ufficiale. Una piccola fronda composta da Enza Bruno Bossio, Stefano Ceccanti, Fausto Raciti, Goffredo Bettini, Giorgio Gori, Gianni Pittella, Massimo Smeriglio, Luciano Pizzetti è favorevole totalmente o parzialmente al pacchetto referendario.