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Il referendum non c’entra nulla con i femminicidi. Ma non ditelo a Travaglio
L’Ordine degli avvocati di Milano ha dichiarato questa settimana il proprio sostegno ai referendum sulla giustizia. «Mi fa piacere, erano mesi che aspettavo questo momento. Ora spero che questa decisione possa fungere da volano per gli Ordini forensi di tutta Italia», afferma l’avvocata milanese Simona Giannetti, consigliere generale del Partito radicale. La penalista plaude alla decisione assunta dal Coa del capoluogo lombardo, e dal presidente Vinicio Nardo, che la rilanciata con un appassionato intervento pubblicato ieri su queste pagine. Ed è soddisfatto per la mobilitazione del Foro milanese anche l’avvocato Nino La Lumia, presidente di Movimento Forense. «Insieme a Simona Giannetti abbiamo più volte richiamato l’attenzione degli avvocati sulla necessità di farsi parte attiva di un cambiamento reale, e non di mera facciata, delle norme che regolano l’ordinamento giudiziario. Abbiamo fatto ben tre gazebi per raccogliere le firme davanti al nostro Palazzo di giustizia”, ricorda La Lumia, che pure fa parte del Foro milanese.
Il quesito sulla separazione delle funzioni, fanno sapere i due legali, è di certo ben più decisivo rispetto a quello proposto dal legislatore. «Perché i magistrati debbono per forza fare l’esperienza di inquirente e giudicante, come se fosse necessaria l’una per fare bene l’altra?», si domandano. «Dobbiamo andare a votare», è l’appello di La Lumia, «è un traguardo di civiltà a cui partecipiamo anche come cittadini in una democrazia, ma occorre pure rendersi parte diligente per spronare i media a parlare di ciò di cui non si parla, cioè di un referendum che si occupa di una normativa intoccabile, viste anche le ultime novità circa l'eventuale sciopero della magistratura associata».
«Quando andiamo a votare un referendum siamo noi stessi legislatori, e chi meglio degli avvocati può esercitare un diritto di voto così nobile sui temi della giustizia giusta, disponendo di strumenti e formazione?», fanno sapere i due avvocati a chi gli chiede come convincere i colleghi ad andare a votare. «Per una volta abbiamo l’occasione di prendere posizione in una vicenda storica che non potrà non avere conseguenze legislative: sarebbe un peccato mancare all’appuntamento», concludono quindi i due professionisti milanesi.