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Non ho resistito, e sono andato a leggermi tutte le chat tra la preside dell’Istituto Montale e lo studente, suo giovane amante. Malgrado ritenga la pubblicazione dell’epistolario l’unico capitolo della vicenda da stigmatizzare – lo pensa anche il Garante della privacy, quindi ho ragione – anche io, come i protagonisti, sono fatto di carne, e allora mi sono letto tutti gli appelli scritti di notte, le suppliche, le frecciatine avvelenate dalla gelosia. Come non si può non immedesimarsi nell’inquietudine della dirigente, l’amato che le sfugge, il timore di perderlo per la vicina di banco? Che inferno, deve essere stato per lei. Un amore clandestino in un covo di serpi. Colleghi ostili, genitori orribili, ragazzi dal moralismo provvisorio. E poi c’è lui. Non lo conosco, non ne sappiamo nulla, ma la sua parte in commedia mi irrita. Per due motivi: l’ha sedotta e abbandonata (lo si desume dagli scambi) e, ragione ben più cocente, lo invidio molto, perché anche io mi innamorai di una mia prof, arrivai a scriverle una lettera piena di parole belle e profonde e lei mi liquidò con un sorrisino che non ho mai decifrato. Comunque non era un sorriso confortante. Lui è la parte molle di tutto il racconto. Si fatica a considerarla una vittima - da un punto di vista giuridico l’età del consenso è fissata a 16 anni, quindi formalmente i due hanno peccato quanto due colleghi di lavoro – e per qualche mese, a differenza dei suoi compagni, ha avuto un ottimo motivo per andare a scuola. Io che ho letto tutte le chat vi dico: è stata una storia d’amore, non di sesso. E considerando il finale, siamo più dalle parti de La lettera scarlatta che di un film di Pierino. Ma al perbenismo è inutile contrapporre suggestioni letterarie. Ai genitori ruggenti, se è vero che ciò che angoscia è il destino dei nostri figli, occorrerebbe ricordare la parabola del liceale Emmanuel, sedotto dalla sua prof Brigitte. L’imberbe, sveglio e ambizioso, comprese da subito il vantaggio di unire eros e pedagogia, e se la sposò, opponendo la fierezza del paraculo alla coltre dell’ipocrisia. E guardate dove è arrivato.