Per la responsabile giustizia del
Partito Democratico, la senatrice
Anna Rossomando, se passasse il quesito referendario, promosso da
Partito Radicale e Lega, per l'abolizione della Legge
Severino ci sarebbero conseguenze distorsive: «Si cancellerebbe tutta la normativa in materia di incandidabilità, per cui anche i condannati per gravi reati con sentenza irrevocabile potrebbero candidarsi ed essere eletti. E non è accettabile». Meglio il lavoro parlamentare di modifica dell'abuso d'ufficio.
Senatrice perché no” al quesito sulla Legge Severino?
Premettendo che nutro massimo rispetto per lo strumento referendario, tuttavia, entrando nel merito, se il quesito passasse abrogherebbe l'intero impianto della legge, con il rischio di gravi effetti distorsivi. Noi invece siamo favorevoli ad un bilancio sull'applicazione della legge, a dieci anni dalla sua approvazione. Dopo una seria discussione, si può trovare la strada per modificare quelle parti del decreto che anche noi riteniamo di dover modificare.
Quali potrebbero essere questi effetti distorsivi?
Con il quesito referendario si cancellerebbe tutta la normativa in materia di incandidabilità, per cui anche i condannati per gravi reati con sentenza irrevocabile potrebbero candidarsi ed essere eletti. E non è accettabile. Non dobbiamo dimenticare che questa legge rappresenta una tutela avanzata della legalità e del principio di onorabilità sancito dall'articolo 54 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”, ndr). Su questo punto si è pronunciata non solo la Corte Costituzionale ma recentemente anche la Corte Edu. Quest'ultima, sul piano della proporzionalità, ha escluso la finalità punitiva tanto dell’incandidabilità quanto della decadenza che, viceversa, sono state ritenute funzionali a preservare il buon funzionamento e la trasparenza dell’amministrazione, innestandosi in un contesto più ampio di contrasto alla corruzione e all’infiltrazione della criminalità organizzata nella pubblica amministrazione. Tra l'altro vorrei ricordare che la stessa legge Severino prevede che con la riabilitazione viene meno l'incandidabilità.
I promotori motivano il quesito così: “La decadenza automatica di sindaci e amministratori locali condannati ha creato vuoti di potere e la sospensione temporanea dai pubblici uffici di innocenti poi reintegrati al loro posto. Il referendum elimina l’automatismo e restituisce ai giudici la facoltà di decidere se applicare o meno l’interdizione dai pubblici uffici”. Che ne pensa?
Il punto è proprio questo: il quesito referendario non si limita ad intervenire solo su una parte della Legge Severino, ad esempio su quella riguardante le sentenze non definitive, ma sull'intero impianto. E questo andrebbe detto chiaramente agli elettori. La stessa ex ministra Severino si è detta favorevole a una rivisitazione di quella parte della norma e noi siamo d'accordo: le questioni poste dai sindaci sono assolutamente meritevoli di attenzione. Ma si deve scongiurare la cancellazione totale della legge per i motivi sopra indicati.
Il professor Bartolomeo Romano in una intervista al nostro giornale ha detto che la legge Severino “contrasta con i principi del giusto processo e della presunzione di non colpevolezza e in qualche modo interferisce con la libera scelta dei cittadini verso i loro candidati, investiti da vicende penali ancora non concluse”. Partendo proprio dal principio della presunzione di innocenza, lei è d'accordo con quanto detto da Romano?
Sono assolutamente d'accordo con il professor Romano quando nell'intervista dice che corruzione e malaffare, nell'ambito della PA, non si contrastano solo con la repressione penale. Bisogna però, tornando alla sua domanda, distinguere tra le condanne ancora non definitive e quelle passate in giudicato, per le quali il principio della presunzione di non colpevolezza risulterebbe superato. Per quanto riguarda le prime, occorre anche in questo caso fare una attenta valutazione quando si tratta di reati di grave allarme sociale. In questo senso non devono essere sottovalutate le preoccupazioni espresse dal Procuratore Cantone, in una recente intervista a Repubblica ("Con l'abrogazione del decreto verrebbe meno una serie di norme adottate anche durante le stragi mafiose. Come quella di far decadere personaggi condannati per 416 bis sia pure in primo grado, ndr"). È chiaro che su questo terreno si opera una scelta di campo che ci porta, allo stesso tempo, a dire che su altre fattispecie di reati, tra cui l'abuso di ufficio, invece, bisogna intervenire. Siamo in presenza di condanne non definitive che provocano la sospensione di amministratori eletti dalle loro comunità che poi si concludono spesso con assoluzioni. Qui va modificata la Severino. Oltre che su questo specifico argomento, in Senato è stato depositato un disegno di legge a prima firma del collega Dario Parrini che mira ad intervenire sulla responsabilità per omissione dei sindaci, volto ad escludere quella che oramai rischia di configurarsi come una vera e propria responsabilità oggettiva'.
I sindaci del Pd hanno chiesto a Letta la modifica della Legge Severino. Decaro non disdegna neanche la via referendaria. Come risponde il Pd?
La via parlamentare di modifica della legge è quella più seria, corretta ed efficace perché si concentra sui reali problemi sollevati dai sindaci.
C'è la sostenibilità politica e in che tempi?
I tempi ci sono se c'è la volontà politica. Se davvero si vuole dare una risposta al problema e non fare strumentale campagna elettorale si può raggiungere lo scopo. D'altronde in meno di un anno abbiamo approvato le più complesse riforme del processo civile e penale.