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sciopero magistrati riforma Cartabia
«Sul nuovo capo del Dap, non mi affido alle opinioni espresse da un giornale, vediamolo lavorare e dopo ne riparliamo» : con queste dure ed inaspettate parole ieri la ministra Cartabia, intervenuta in Commissione Giustizia del Senato, sembra aver posto fine alla contesa sulla nomina del magistrato Carlo Renoldi alla guida del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, sulla quale deve ancora pronunciarsi il Consiglio dei ministri. «Vediamo se è una persona che corrisponde all’immagine dipinta in alcune visioni mediatiche ha proseguito - o se ha le qualità per cui io mi sono sentita di proporlo».
Il riferimento della Guardasigilli è chiaramente alla campagna stampa portata avanti soprattutto dal Fatto Quotidiano in questi ultimi giorni contro Renoldi. Per la prima volta forse, da quando è a Via Arenula, Cartabia assume un atteggiamento conflittuale nei confronti di due partiti di maggioranza, Lega e Movimento Cinque Stelle, che non hanno perso tempo a bocciare Renoldi, troppo costituzionalmente orientato sul tema carcere. E di certo è ben consapevole di aver lanciato un guanto di sfida al giornale diretto da Marco Travaglio. Sempre sul tema penitenziario, la professoressa ha aggiunto che nelle carceri italiane «vi sono spazi al limite della decenza» che «inevitabilmente diventano inagibili», provocando, dunque, «ricadute sul sovraffollamento».
Non è la prima volta che registra gravi criticità, e allora che fare per porvi rimedio quanto prima? Un decreto svuota- carceri è probabilmente insostenibile politicamente, ma ci sarebbe la strada della modifica del regolamento penitenziario, come suggerito dalla Commissione Ruotolo: potrebbe essere questo il prossimo passo dopo aver messo Renoldi a capo del Dap? Il tempo stringe anche per l'ergastolo ostativo: «Dovrà concludersi entro maggio l’importante intervento, ora in fase avanzata», ha proseguito la ministra. Non è mancato un accenno altresì alla riforma del Csm, il cui dibattito è stato compresso e compromesso da una cattiva gestione delle tempistiche, se pensiamo che il testo base è stato approvato ad aprile 2021: «Sono stati presentati i subemendamenti e nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, arriveremo a un punto di sintesi», ha detto Cartabia.
Secondo una fonte parlamentare, la sintesi potrebbe consistere nel dar vita ad un testo a cui ogni gruppo contribuisce inserendo un elemento di riforma che ritiene importante, sacrificando tutto il resto e dando vita ad una soluzione annacquata rispetto a quanto necessario per la svolta epocale di risanamento dell'etica della magistratura. Insomma, un ennesimo compromesso al ribasso. La Guardasigilli ha annunciato che «questa settimana in Consiglio dei ministri, queste sono le previsioni, sarà portato un decreto legislativo di attuazione di una direttiva Ue che va a completare un altro segmento della riforma della crisi d’impresa e dell’insolvenza». Ma ha fatto, come da oggetto dell'audizione, il punto sul Pnrr: esso «ha occupato in grande misura tutta l’attività del 2021».
La fase di negoziazione con la Commissione europea «è stata impegnativa», ha ribadito. Per il settore della Giustizia l’obiettivo principale riguardava «i tempi dei processi, l’efficienza della giustizia, la riduzione degli arretrati e del tempo medio dei processi civili e penali, rispettivamente del 40 e 25 per cento», ha ribadito. Cartabia si è quindi soffermata sugli investimenti che, tra Ufficio del processo, transizione digitale ed elaborazione di nuovi strumenti d’analisi dei dati e riqualificazione dell’edilizia, ammontano ad un importo totale pari a «2 miliardi 837 milioni di euro».