Uno lo hanno trovato carbonizzato, nei primi di febbraio, semi disintegrato su una linea ferroviaria alla frontiera italo francese. Non sono riusciti ad identificarlo. Un altro ancora è stato ritrovato il 26 gennaio a Salbertrand, in alta Val di Susa, vicino ai binari della Torino-Modane. Quest’ultimo lo hanno identificato grazie alle impronte digitali: aveva 15 anni e fuggiva dall’Afghanistan. Sono tragedie che riguardano i migranti che tentano di varcare la frontiera tra Italia e Francia.
Un muro invisibile, ma dove si consumano violazioni dei diritti fondamentali. Come denunciano diverse associazioni dei diritti umani come l’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) e Medu (Medici per i diritti umani), alle frontiere vengono
lesi il diritto di asilo, anche di minori e soggetti vulnerabili, e altri diritti fondamentali quali il diritto alla salute e quello a poter avere accesso ad una anche minima forma di accoglienza così da evitare gravi forme di emarginazione. Viene inoltre leso il diritto alla verità nel momento in cui le persone decedute rimangono senza identità.
Le associazioni umanitarie: modificare le politiche di gestione delle frontiere
Per questo motivo, un numero consistente di organizzazioni umanitarie, hanno lanciato un appello alle autorità italiane e francesi di modificare le politiche relative alla gestione delle frontiere interne, con particolare riferimento alle modalità con le quali i controlli di polizia e di frontiera vengono svolti, garantendo il pieno rispetto dei diritti fondamentali e dei principi riconosciuti, in particolare, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nonché degli obblighi in materia di protezione internazionale e di non respingimento; così come chiedono alle autorità locali di
predisporre servizi adeguati a rispondere alle esigenze e al bisogno di protezione dei migranti presenti nei luoghi di frontiera garantendo in primo luogo accoglienza anche alle persone in transito.
Valle di Susa: lo snodo principale di due cammini transfrontalieri
Uno dei corridoi principali di passaggio verso la Francia è l’Alta Valle di Susa. Più nello specifico Oulx è snodo nell’Alta Valle di due cammini transfrontalieri: in direzione di Bardonecchia (Frejus e Colle della Scala) e verso Claviere, Monginevro e Briançon. A partire dal 2017 l’ Alta Valle di Susa, e in particolare Bardonecchia, ha iniziato ad essere attraversata da un flusso consistente di migranti di provenienza sub sahariana, uomini molto giovani che cercavano un valico alternativo a Ventimiglia.
A partire dal 2018 i flussi hanno continuato a crescere e progressivamente si sono spostati verso il valico del Monginevro. Durante la stagione estiva questi percorsi, seppur faticosi, non presentano particolari difficoltà, in inverno, al contrario, mettono a rischio la vita per le condizioni estreme e per le criticità delle alte quote innevate. Il rischio di perdersi e di ipotermie è estremamente alto per persone che non conoscono questo habitat.
Dal 2017 ad agosto del 2020 circa 10.000 migranti hanno attraversato le Alpi
Secondo una stima redatta da Medu (medici per i diritti umani), dal 2017 ad agosto del 2020 è probabile che circa 10.000 persone abbiano attraversato le Alpi passando dalla Valle di Susa. Le stime divergono anche perché non tutti coloro che passano si fermano negli stessi rifugi. Nel 2019 gli sbarchi dalla rotta del Mediterraneo centrale hanno cominciato a diminuire sensibilmente; nel 2020, il periodo di lockdown ha di fatto determinato un assottigliarsi dei flussi, ma non li ha interrotti. In seguito, però, a partire dalla fine della quarantena, si è di nuovo assistito ad un incremento massiccio.
Nei mesi di luglio e agosto scorso, circa 570 persone hanno transitato da Oulx e sono arrivate al “Refuge Solidaire” di Briançon. Il trend ha continuato a poi crescere, in cui si può ipotizzare più del raddoppio dei numeri proposti.
Fratture non ricomposte, infezioni, neonati con dissenteria
La maggior parte dei migranti, attualmente provengono dalla rotta balcanica. Sono afghani, iraniani, mediorientali, molti curdi, ma anche magrebini che hanno scelto di non passare dalla Libia o attraversare il mare. Non solo uomini soli, ma soprattutto famiglie con numerosi figli anche in tenera età o nati lungo il cammino. Ma per rendere bene l’idea, bisogna partire dai dati certi, anche se non recenti.
Nell’estate del 2020 – secondo il rapporto Medu - sono stati contati 130 tra bambini ed adolescenti e 45 famiglie che hanno soggiornato temporaneamente a Oulx. La presenza di neonati, di donne gravide o puerpere ridefinisce l’emergenza e rende necessarie attenzioni mediche, ginecologiche e pediatriche, che sono del tutto carenti. Coloro che arrivano hanno alle spalle viaggi che vanno dai due ai quattro anni (a volte sei) e l’attraversamento della Croazia con le sofferenze dovute ai lunghi cammini (a volte più di 15 giorni a piedi e molteplici tentativi di violenze della polizia e delle milizie), arrivano stremati, in condizioni di salute assai problematiche, con l’urgenza di ripartire a causa dei debiti accumulati nel viaggio e della disponibilità di denaro ormai in esaurimento. La maggioranza denuncia traumi, infezioni, fratture non ricomposte agli arti inferiori e spesso piaghe ai piedi e infezioni dovute a rovi e spine, che si sono infettate. Sempre più arrivano neonati, bambini con patologie gravi: Medu racconta di un neonato con sindrome down, un altro, di 7 mesi, con tosse e dissenteria protratta per più di un mese. Senza parlare delle donne che hanno appena partorito o che hanno patito aborti, minori che hanno perso i contatti con i genitori nei Balcani. Medu rivela due casi di donne gravide con diabete. Sono proprio le donne che presentano maggiori fragilità e segni di sofferenza anche psichica: soprattutto depressione, attacchi di panico, angoscia.
L’accoglienza del rifugio Massi in Val di Susa
Fino al 21 marzo del 2021, a Oulx i migranti di passaggio in alta Valle di Susa potevano contare anche sulla casa cantoniera occupata dai militanti No Tav. Dopo lo sgombero ordinato dalla prefettura,
il flusso si è addensato tutto intorno al centro di accoglienza “Rifugio Fraternità Massi”, vicino alla stazione ferroviaria italiana. La struttura dispone di camere con bagno su tre piani, di locali cucina e refettorio adeguati al volume degli ospiti in transito e di un ampio spazio esterno. Il centro è funzionante ogni giorno h24. Gli ospiti possono usufruire di un pasto caldo, una doccia, un posto letto e la colazione. Il “Rifugio Fraternità Massi” è nato con lo scopo di far fronte all’emergenza migranti esclusivamente dal punto di vista umanitario, un servizio di accoglienza libero e anonimo e un punto di riferimento per queste persone che sfidano il freddo e la montagna. Il centro è divenuto anche uno spazio aperto al volontariato di valle e un osservatorio delle dinamiche migratorie che interessano il territorio.
Nato come punto di accoglienza libero ed anonimo, è divenuto presto un riferimento per i migranti che sfidano il freddo e la montagna per proseguire il proprio cammino verso altri paesi europei. Sempre se riescono ad attraversare il muro invisibile eretto nel 2015, quando la Francia, con una decisione improvvisa e unilaterale, ripristinò i controlli al confine con l’Italia per bloccare il passaggio dei migranti decisi a raggiungere altri Paesi del continente. E alcuni di loro muoiono.