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Da Nicola Gratteri l'anatema: "La presunzione d'innocenza aiuta la mafia"
Due esposti contro il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e altrettante archiviazioni. Ma non senza passare da una lunga discussione, che ha diviso il plenum in due: da un lato chi ha votato favorevolmente alla proposta di archiviazione facendosi bastare la classica formula «non ci sono provvedimenti di competenza del Csm da adottare», dall’altro chi ha deciso di astenersi, come forma di “protesta” nei confronti di un metodo poco trasparente. Al centro della discussione, in particolare, l’esposto presentato dal presidente dell'Unione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza, che lamentava le «improvvide e gravi dichiarazioni» di Gratteri in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dopo l’operazione “Basso profilo”, nella quale era coinvolto, tra gli altri, anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, la cui posizione è stata recentemente archiviata. Un’intervista allusiva, secondo Caiazza: alla domanda di Bianconi, che chiese al procuratore come mai «le indagini della sua Procura con decine o centinaia di arresti, vengono spesso ridimensionate dal tribunale del riesame o nei diversi gradi di giudizio», il procuratore rispose facendo riferimento a non meglio precisate “situazioni” che avrebbero riguardato i giudici. «Noi facciamo richieste, sono i giudici delle indagini preliminari, sempre diversi, che ordinano gli arresti - aveva sottolineato -. Così è avvenuto anche in questo caso. Poi se altri giudici scarcerano nelle fasi successive non ci posso fare niente, ma credo che la storia spiegherà anche queste situazioni». All'ulteriore domanda se intendesse riferirsi a indagini in corso su giudici, il procuratore aveva replicato: «Su questo ovviamente non posso rispondere». Subito dopo l’intervista, l’Ucpi decise di rivolgersi al Csm, chiedendosi se «dobbiamo immaginare che il tema della indipendenza e della autonomia della magistratura vale solo a salvaguardia delle iniziative giudiziarie delle procure, ma non dei giudici che ne vagliano il fondamento». Ad infiammare la discussione a Palazzo dei Marescialli non è stato però tanto il merito della questione, che si è chiusa con 14 voti a favore dell’archiviazione e 10 astensioni - tra le quali anche quelle del primo presidente Pietro Curzio e del Pg della Cassazione Giovanni Salvi -, ma proprio il mancato approfondimento della stessa. Secondo i consiglieri astenuti, la delibera sarebbe infatti monca, in quanto priva di motivazione. Così il laico di Forza Italia Alessio Lanzi ne aveva richiesto il ritorno in prima Commissione, evidenziando che non si può «liquidare con una battuta» l'esposto dei penalisti e sottolineando la necessità di svolgere «indagini per capire cosa è successo». Secondo Lanzi, inoltre, sarebbe stato doveroso aprire anche una pratica a tutela dei giudici di Catanzaro, «anche perché in passato lo si è fatto per molto meno». Il plenum, però, ha respinto a maggioranza la richiesta, accogliendo la posizione del relatore Carmelo Celentano, secondo cui «in tutti i casi» in cui il Csm archivia un fascicolo perché non ci sono provvedimenti di sua competenza da adottare, «non dà una motivazione compiuta». Secondo il togato Sebastiano Ardita, un approfondimento sarebbe stato inoltre impossibile, perché «sono state svolte indagini su alcuni magistrati che hanno portato a contestazioni per falso e corruzione - ha evidenziato -. Si tratta di fatti successivi a queste dichiarazioni, che hanno dimostrato che il problema c'era e non riguardava certo il procuratore». A luglio scorso, infatti, proprio il presidente del Riesame di Catanzaro, Giuseppe Valea, fu accusato di falso dalla procura di Salerno e interdetto nell’ambito di un’inchiesta scaturita proprio da una segnalazione di Gratteri al Consiglio giudiziario di Catanzaro. Al momento delle dichiarazioni di voto, Lanzi ha dunque dichiarato la propria astensione definendo «strano» che si possa decidere «una questione di questo rilievo» senza avere a disposizione alcuna motivazione. «La sensazione - ha sottolineato - è che di queste cose proprio non si voglia parlare» e che si voglia mettere «la polvere sotto i tappeti. Non parliamo assolutamente, andiamo avanti così. Io non ho niente da dire o aggiungere rispetto all’esito, perché non può prescindere da una valutazione istruttoria». Favorevole all’archiviazione la togata di Area Alessandra Dal Moro, che però ha condiviso l’obiezione sulla lacunosità della motivazione, così come Ilaria Pepe, di Autonomia & Indipendenza, che ha votato sì «con profondissimo disagio perché questa non motivazione indebolisce anziché rafforzare questa pratica». Per il laico Filippo Donati, che si è astenuto dal voto, «questa proposta di delibera è laconica», mentre per Loredana Miccichè, di Magistratura Indipendente, «questa vicenda avrebbe dovuto avere lo spazio e anche il rilievo che meritava nell’interesse di chi era coinvolto, compreso il procuratore Gratteri. Penso che forse oggi non abbiamo fatto un buon servizio». A lamentare la mancanza di trasparenza Antonio D’Amato, anche lui di Mi, secondo cui «quando analisti e commentatori leggeranno questo tipo di decisione noi avremo perso un'altra occasione per dimostrare la trasparenza del nostro operato». Accusa che il togato indipendente Nino Di Matteo ha però rispedito al mittente, criticando, invece, i limiti posti ai procuratori dalla nuova norma sulla presunzione d’innocenza, quella sì, dal suo punto di vista, un modo per rendere la giustizia meno trasparente. «Io penso che la polvere sotto i tappeti forse la vogliono riporre altri, coloro i quali auspicano che in nessun caso un procuratore della Repubblica possa illustrare i risultati delle inchieste, coloro i quali vogliono approfittare di queste situazioni di eventuali dichiarazioni per cercare di creare una tensione generalizzata in contesti già opachi e difficili che contrapponga i pm ai giudici», ha affermato. Una norma, ha evidenziato, scritta anche dai penalisti, dal momento che il Parlamento «è composto da 132 avvocati e molti di questi sono penalisti e molti di questi sono aderenti all’Ucpi e continuano a svolgere la loro professione di avvocato mentre ricoprono importanti incarichi parlamentari. Ho sentito parlare anche di strumentalizzazioni da parte del consigliere D'Amato. Dico che purtroppo le strumentalizzazioni sono inevitabili: questo dibattito verrà prospettato come il dibattito di un Csm che si spacca sulla posizione, la condotta e le esternazioni del dottor Gratteri. Io invece credo che questo dibattito abbia allargato anche troppo i profili di approfondimento di una questione che dopo l’illustrazione del consigliere Celentano forse non meritava e non merita ulteriore dibattito».