Un appello, sottoscritto al momento da oltre 1.500 persone, tra cui 25 parlamentari, è stato lanciato per chiedere che venga scarcerato l'avvocato ed ex parlamentare
Giancarlo Pittelli, coinvolto nelle inchieste «
Rinascita Scott» e «
Malapigna», condotte, rispettivamente, dalle Dda di
Catanzaro e
Reggio Calabria. L'iniziativa è del «Comitato promotore dell'appello per Giancarlo
Pittelli». Presidente dello stesso Comitato e primo firmatario della petizione in favore dell'ex penalista è
Enrico Seta.
Pittelli, una carcerazione preventiva troppo lunga
I promotori dell'appello, legati da rapporti di amicizia o conoscenza con
Pittelli, hanno anche avviato uno sciopero della fame, così come sta facendo in segno di protesta dal gennaio scorso lo stesso ex parlamentare. «Giancarlo
Pittelli - è detto nell'appello - da oltre due anni è privato della libertà a seguito di un'inchiesta giudiziaria ancora lontana dalla sentenza di primo grado. Non esprimiamo un parere, perché non ne avremmo titolo, sulla qualità di questa inchiesta, sul rigore nell'espletamento delle procedure seguite dagli organi inquirenti e sull'inoppugnabilità delle prove addotte contro l'imputato. Osserviamo, però, che una così lunga carcerazione preventiva,
cioè senza che l'imputato sia sottoposto ad un regolare processo, ai nostri occhi come a quelli di una sempre più larga fetta di opinione pubblica, appare ingiustificabile e soprattutto non coerente con alcuni dei principi cardine dello Stato di diritto e della Costituzione. Ma soprattutto intendiamo attestare, con questo appello, la nostra vicinanza, la nostra amicizia, per coloro che gli sono amici, ed il rispetto per le capacità professionali e intellettuali di Giancarlo
Pittelli, di cui danno sufficiente prova oltre 40 anni di attività forense, amministrativa e politica. Tutto ciò, a prescindere dalla maggiore o minore distanza dalle sue idee politiche».
Pittelli, in carcere peggiorano le sue condizioni fisiche
«La sopravvivenza di legami di stima e di rispetto,
o addirittura di amicizia, agli effetti, anche mediatici, di un procedimento giudiziario non solo non giunto ad una decisione definitiva, ma neppure ad una sentenza di primo grado, non è solo un'esigenza dell'imputato direttamente interessato, ma un elemento essenziale del tessuto sociale, della sua vitalità ed autenticità. Assistiamo, invece, impotenti allo sconvolgente scadimento dello stato psicofisico di Giancarlo
Pittelli a causa della lunga carcerazione preventiva, condizione che gli impedisce di potere concentrare tutte le energie nella propria difesa». «Non vogliamo che a questo si aggiunga una lesione della sua immagine ed un impoverimento delle relazioni costruite in una vita.
Questo non ha nulla a che vedere con il rigore nella lotta alla criminalità, ma rappresenta solo un regresso civile e sociale che nessuna persona libera può accettare». «Per questo motivo - conclude l'appello - manifestiamo pubblicamente e ribadiamo all'avvocato
Giancarlo Pittelli gli immutati sentimenti di rispetto, affetto ed amicizia ed opponiamo resistenza ad ogni uso degli strumenti del diritto che produca come effetto l'isolamento della persona e l'inaridimento delle relazioni sociali e affettive».