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Covid
Siamo arrivati a 3.287 detenuti e 1.670 operatori penitenziari, per un totale di ben 4.957 positivi al Covid-19 nelle carceri italiane. Soprattutto fra i detenuti, con un aumento di 662 affetti da Covid in soli tre giorni, il virus continua ad accelerare la sua corsa in maniera esponenziale. «Quello che procura più sconcerto è che si stia facendo pochissimo o niente per contrastarlo. In alcuni istituti penitenziari si assecondano, o lo si è fatto nei giorni scorsi, le richieste dei detenuti e si consente la convivenza fra positivi e non, talvolta anche a celle costantemente aperte pure di notte. Una sorta di lockdown al contrario di cui non si comprende il senso, a meno di non volerlo leggere come una sostanziale resa dello Stato». Queste le forti dichiarazioni di Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, in esito all’ultimo report sui contagi da Sars-CoV-2 in carcere.De Fazio poi aggiunge: «Riteniamo, per di più, sia per risultanze dirette sia per l’incrocio con altri bollettini diramati dalle articolazioni territoriali della stessa amministrazione penitenziaria, che i dati forniti dall’Ufficio Attività Ispettiva e di Controllo del Dap siano incompleti o, comunque, disallineati ed errati. Per tale motivo, che denunciamo da tempo senza tema di smentita, pensiamo che il numero dei detenuti affetti da Coronavirus sia significativamente più alto di quello indicato». Numerosi sono i focolai e alcuni di vastissime proporzioni fra i detenuti: 204 positivi al Covid a Torino, 171 a Firenze Sollicciano, 168 a Napoli Poggioreale, 160 a Busto Arsizio, 146 a Napoli Secondigliano, 124 a Milano San Vittore, 119 a Pavia, soffermandoci solo ai penitenziari dove si sfonda il tetto dei 100 (ma a Torino persino quello dei 200). «Tutto ciò – prosegue il Segretario della Uilpa PP –, nell’impossibilità di garantire il distanziamento e, talvolta, persino un reale isolamento per i positivi, con un protocollo di sicurezza sanitario vecchio e inadeguato e senza sufficienti dispositivi di protezione individuale. Dopo la prima (sic!) dotazione di 6mila mascherine Ffp2 annunciate dal ministero della Giustizia il 10 gennaio scorso, non abbiamo mai avuto notizie di una seconda».Infine il sindacalista conclude: «Vorremmo poter udire qualche bisbiglio di concretezza: sinora abbiamo ascoltato solo vuote parole. Del resto, lo sappiamo già: i ministri e i governi passano, le carceri, gli operatori e i detenuti rimangono, con i loro problemi sempre più gravi». Il sovraffollamento persiste, in meno di un mese siamo arrivati già a 5 suicidi su un totale di 10 morti. Dall’inizio dell’anno, di fatto, nelle patrie galere c’è un decesso ogni due giorni. «Il carcere non può essere solo un serbatoio di uomini colpevoli di reati». «I luoghi di pena devono essere visti come “ospedali da campo” per sanare le ferite, offrendo ai ristretti percorsi riabilitativi attraverso le molteplici attività, culturali artistiche e lavorative, per liberarli dall'ozio e dai pericoli di autolesionismo e dai suicidi», ha affermato l'ispettore dei cappellani delle carceri d'Italia, don Raffaele Grimaldi, facendo riferimento alla relazione della ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha messo in luce, sul mondo del carcere, "questioni irrisolte da lungo tempo".