«Dopo decenni di nomi proposti o imposti dalla sinistra, questa volta i numeri (in Parlamento e nel Paese) offrono l’onore e l’onere di avanzare una proposta al centrodestra».
Matteo Salvini rispedisce al mittente i calcoli e le interpretazioni che arrivano dal Nazareno sui numeri in campo nella partita Quirinale. Se
Enrico Letta esclude che
Lega, Fdi e FI abbiano un «diritto di prelazione» sul candidato alla successione di Sergio Mattarella, l’ex ministro dell’Interno ragiona su un altro pallottoliere e intende fare in modo che questa volta il presidente della Repubblica, come ama ripetere, «non abbia la tessera del Pd». Ecco perché il leader del
Carroccio mette in chiaro la linea: «Non accettiamo veti, esclusioni o arroganze».
Quirinale, l'analisi di Maurizio Gasparri
La candidatura di
Silvio Berlusconi, quindi, potrà essere tolta dal tavolo solo dal diretto interessato. L’ex cavaliere riunirà di nuovo la coalizione la prossima settimana, forse giovedì, e nel frattempo verrà messo su una sorta di "comitato permanente" composto dai leader e dai capigruppo dei singoli partiti per seguire passo dopo passo la strategia da adottare. Intanto, ad
Arcore, il no del Pd era abbondantemente atteso. «Se il
Pd arriva a minacciare di uscire dall’aula e non far votare i propri parlamentari e delegati
vuol dire che ha paura che Berlusconi ce la possa fare agevolmente», ragionano i fedelissimi dell’ex Cavaliere. «Il Pd ritiene le istituzioni una sua proprietà privata - tuona Maurizio Gasparri - Ora non vogliono accettare un confronto senza pregiudiziali e vorrebbero dettare l’agenda. Ma il tempo è cambiato.
Invitiamo Enrico Letta a un bagno di umiltà. Non dia lezioni. Rifletta su una proposta del centrodestra che ha profonde radici nella storia democratica del Paese».
Quirinale, i commenti di Fratelli d'Italia
Diversi i toni usati da
Fratelli d'Italia. Dal partito di
Giorgia Meloni si continua a professare unità, senza però spendersi in accorate difese dell’alleato: «C’è bisogno di un Presidente della Repubblica che sia garante dei principi della nostra Costituzione e difenda gli interessi dei cittadini italiani. Fratelli d’Italia lavorerà per questo con l’intero centrodestra», si limita a dichiarare
Francesco Lollobrigida.
Quirinale, Salvini dice no a Draghi
Che il nome di Berlusconi non sia l’unico in campo, però, resta un dato di fatto e lo dimostrano le precisazioni che
da via Bellerio vengono fatte recapitare al Nazareno. «Se qualcuno a sinistra vuole tirare per la giacchetta il Presidente Mattarella manca di rispetto soprattutto a lui, che più volte ha ribadito l’indisponibilità a un secondo mandato. Allo stesso modo, il premier Draghi è impegnato per affrontare l’emergenza sanitaria ed economica:
ipotizzare per lui un altro ruolo è una mancanza di rispetto al Presidente del Consiglio e al Paese», mette in chiaro Salvini, ribadendo la sua indisponibilità a mettere in campo piani B, almeno per il momento.
«Abbiamo ancora una settimana per lavorare insieme, spero che nessuno (a partire dai leader) si sottragga alla responsabilità di rafforzare il governo e - insieme a
Draghi - affrontare mesi difficili e impegnativi.
Lavoro per unire», assicura il leader del Carroccio che però non manca di criticare la guardasigilli Marta Cartabia per il ritardo nella riforma del
Csm. «Il prossimo Presidente della Repubblica, che ricopre anche la carica di Presidente del Csm, dovrà avere ben chiara la necessità di una riorganizzazione della Giustizia a partire da una profonda e radicale riforma del Csm: abbiamo vissuto e stiamo vivendo scandali inaccettabili -
filtra dalla Lega - Per il Quirinale serve un profilo liberale e garantista».