La Procura di Torino ha aperto una inchiesta nei confronti dei vertici della
Juventus, dal presidente Andrea
Agnelli fino al vicepresidente Pavel
Nedved all’ex responsabile dell’area sportiva Fabio
Paratici, con l’accusa di falso in bilancio. Le indagini «sono volte all’accertamento di ipotesi di reato di false comunicazioni delle società quotate ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, nei confronti del vertice societario
e dei direttori delle aree business, financial e gestione sportiva - si legge in una nota della procura di Torino - Al vaglio ci sono diverse operazioni di trasferimento di giocatori professionisti e le prestazioni rese da alcuni agenti coinvolti nelle relative intermediazioni. È altresì ipotizzato a carico della società il profilo dì responsabilità amministrativa da reato, previsto qualora una persona giuridica abbia tratto vantaggio dalla commissione di taluni specifici illeciti».
Juventus indagata, nel mirino i rapporti con Cristiano Ronaldo
Ci sono accertamenti anche sui rapporti economici con
Cristiano Ronaldo nell'inchiesta della procura di Torino e della guardia di finanza sui conti della Juventus che ieri ha portato a una serie di perquisizioni. Il calciatore non risulta indagato. I militari però hanno ricevuto dai magistrati l'incarico di cercare «documenti e scritture private» relative al contratto e alle retribuzioni arretrate.
Secondo i pm, Paratici era la mente delle plusvalenze
È l’ex responsabile dell’area sportiva
Fabio Paratici, ora al
Tottenham, l’artefice «della pianificazione preventiva delle plusvalenze». Nel decreto di perquisizione disposto dalla
Procura di Torino - che indaga i vertici della società bianconera - si legge che i vertici del Cda «in primis il presidente Andrea
Agnelli, appaiono, di fatto, ben consapevoli della condotta attuata dall’ex manager bianconero e delle conseguenze estremamente negative sotto il profilo finanziario non certo derivanti solo dal contesto pandemico in atto». Con il sistema delle plusvalenze sulla compravendita di calciatori la Juventus ha generato un «ricavo di natura meramente contabile e in ultima analisi fittizio» mascherando perdite di esercizio:
39 milioni anziché 171 milioni nel 2019, 89 milioni anziché 209 milioni nel 2000, 209 milioni anziché 240 milioni nel 2021. Questa in sintesi è l'ipotesi su cui stanno lavorando la procura di Torino e la Guardia di Finanza con l'operazione "Prisma", l'indagine che ieri ha portato a una serie di perquisizioni nelle sedi della società bianconera.
Indagine sulle Juventus, le intercettazioni
La
Juventus paragonata a una «macchina ingolfata» a causa di investimenti oltre le previsioni di budget e di altre operazioni poco accurate, tra cui gli stipendi eccessivi. E lo scenario che stanno disegnando gli inquirenti della procura di Torino nell'inchiesta che ieri ha portato la Guardia di Finanza a perquisire le sedi della società. Nel corso dell'indagine sono state svolte
intercettazioni telefoniche.
Cobolli Gigli: «Accertamenti sulla Juventus? Vicenda spiacevole»
L’inchiesta della Procura di Torino sulle plusvalenze della Juventus «è certamente una vicenda spiacevole ma penso che si tratti di un incidente di percorso, una disavventura». Lo dice all’Adnkronos l’ex presidente bianconero
Giovanni Cobolli Gigli, che trova «difficile fare un commento sulle accuse, si tratta di argomenti di difficile definizione come la valutazione dei giocatori: non sono certo immobili o automobili.
La Juventus, che io ricordi, è una società quotata in Borsa, con cda e organi di vigilanza che funzionavano e non ho motivo di credere che non abbiano funzionato ora, né di pensare che le azioni non siano state corrette». «Chiaro - conclude Cobolli Gigli - che in questo momento la vicenda richiami attenzione, per tifosi e per chi non è tifoso della Juventus, ma sarà presto superata da altri fatti ed eventi.
La strada della giustizia è lunga ma farà certamente il suo corso».
Contestate le trattative della Juventus con Marsiglia, Barcellona e Genoa
L'acquisto dall'Olympique Marsiglia del ventenne
Marley Akè per 8 milioni di euro, in cambio della cessione alla stessa cifra di
Franco Tongya, 19ennenato a Torino da genitori camerunensi e cresciuto nel vivaio della
Juventus. È una delle cosiddette operazioni «a specchio» finite nel mirino della procura di Torino, che ha indagato i vertici del club bianconero. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sono finite pure numerose cessioni di giovani calciatori dell'Under 23 «con corrispettivi rilevanti e fuori range» rispetto a calciatori del medesimo livello e categoria. È il caso dell'acquisto dal Barcellona di
Alejandro Marques Mendez, attaccante spagnolo ventenne ora in prestito al club spagnolo
CD Mirandés, per 8,2milioni di euro, in cambio del centrocampista brasiliano 23enneMatheus Pereira valutato 8 milioni di euro. Nel mirino degli inquirenti anche le cessioni e le acquisizioni effettuate in prossimità della scadenza contrattuale, come nel caso dell'acquisto per 18 milioni di euro di
Nicolò Rovella dal Genoa, con contestuale cessione allo stesso Genoa di
Manolo Portanova per 10 milioni e di
Elia Petrelli per 8 milioni.
Juventus, accertamenti anche sullo scambio Romero-Demiral
Ci sarebbero anche documenti e scritture private, che non risulterebbero essere stati pubblicati e comunicati agli organi competenti, tra il materiale oggetto della perquisizione avvenuta ieri nelle sedi di Torino e Milano della Juventus, nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte plusvalenze del club bianconero,
coordinata dalla Procura di Torino, che vede indagati i vertici del club. In particolare, una scrittura attestante la sussistenza di un «obbligo non federale» a carico dell’Atalanta, nell’ambito della doppia operazione di trasferimento dei calciatori
Demiral e Romero, e una scrittura privata «carta famosa che non deve esistere teoricamente» riguardante il rapporto contrattuale e le retribuzioni arretrate di
Cristiano Ronaldo.