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Negli Stati Uniti, la Corte Suprema sarebbe ha sospeso la controversa legge sull’aborto approvata in Texas dal parlamento a maggioranza repubblicana. I giudici hanno accolto la possibilità di ricorsi a livello locale e statale e congelato la normativa. La decisione è arrivata dopo tre ore di dibattimento. Questo non significa che, automaticamente, la legge più radicale approvata negli Stati Uniti, che vieta l’interruzione di gravidanza dopo sei settimane, verrà bocciata, ma si concede alle cliniche abortiste di portare il caso davanti alle corti locali. L’indicazione della Corte Suprema rappresenta un cambio di linea rispetto alla votazione di 5 a 4 con cui a settembre i giudici avevano concesso alla legge di diventare effettiva. Il Texas, il secondo stato più grande della nazione, è stato citato in giudizio dal dipartimento di Giustizia e da una coalizione di attivisti in difesa del diritto all’aborto per aver varato le restrizioni alla procedura che definiscono «chiaramente incostituzionali». La legge texana - il Senate Bill 8 o ’Texas Heartbeat Law’ - vieta gli aborti dopo che il battito cardiaco viene rilevato nell’utero, cosa che in genere si verifica intorno alle sei settimane di gravidanza, quando molte donne non sanno nemmeno di essere incinte. Leggi che limitano l’ aborto sono state approvate in altri Stati americani a guida repubblicana, ma i tribunali le hanno respinte perchè violavano le precedenti sentenze della Corte Suprema che garantivano il diritto di abortire entro la 22esima-24esima settimana.Il quadro normativo del Texas ha complicato l’intervento del dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden, a causa di un principio chiamato «immunità sovrana», secondo Mary Ziegler, docente di diritto costituzionale alla Florida State University e visiting professor alla Harvard University. «L’11esimo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti limita le circostanze in cui gli Stati possono essere citati in giudizio», ha spiegato Ziegler. «La Corte Suprema ha creato un’eccezione che consente ai querelanti di muoversi per ottenere un pronunciamento giudiziaria nei confronti di un funzionario pubblico, che fa applicare una legge potenzialmente incostituzionale», ha aggiunto l’esperta. «Il Texas», sottolinea ancora la giurista, «dice che secondo la sua legislazione, in teoria nessun funzionario è autorizzato a far rispettare la legge». La Texas «Heartbeat Law», infatti, non conferisce alle autorità statali il compito di perseguire le eventuali violazioni, ma delega a farlo qualunque cittadino privato voglia denunciarle. Addirittura, con un meccanismo criticato perchè incentiva la delazione, prevede un premio di 10 mila dollari per le ’spiè la cui denuncia arriva in tribunale. Le donne possono non essere perseguite, ma nel mirino rischiano di finire addirittura i taxisti che portano una futura mamma in clinica ad abortire.Il fronte pro-choice aveva poi chiesto alla Corte Suprema di bloccare la legge del Texas quando è entrata in vigore il 1 settembre, ma i giudici hanno rifiutato due volte, citando «problemi procedurali», concedendo però di fissare un’udienza per la valutazione al 1 novembre. Biden è stato tra i critici della scelta di non intervenire e ha subito definito la legge texana «una violazione evidente del diritto costituzionale stabilito dalla Roe v. Wade», la storica sentenza della Corte Suprema del 1973 che ha sancito il diritto delle donne all’aborto a livello federale. In mancanza di una legge nazionale sul tema, prima di quella sentenza l’interruzione di gravidanza era regolata a livello statale. Da allora, il movimento pro-life ha avviato una durissima battaglia legale per annullare la Roe v. Wade.