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«Sono felice, non poteva che andare così». Sono le prime parole con cui l’ex infermiera Daniela Poggiali commenta la fine di un incubo giudiziario durato sette anni. Una fine scritta dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna che ieri si è pronunciata con una doppia sentenza di assoluzione: la donna - nota alle cronache come “l’infermiera killer” - era imputata per la morte di Rosa Calderoni, 78 anni, e Massimo Montanari, 94 anni, deceduti entrambi all’ospedale di Lugo, nel Ravennate, nella primavera del 2014. Per entrambi i casi, la Corte ha stabilito che «il fatto non sussiste» e ha ordinato l’immediata scarcerazione della donna. Che raggiungerà dunque Forlì, dove si trova in custodia cautelare, e poi sarà di nuovo libera. «Finalmente è stata fatta giustizia, anche se tardiva», chiosa il difensore di Poggiali, Gaetano Insolera. Mentre l’avvocato Lorenzo Valgimigli, del collegio di difesa, non c’è forse mai stata in Italia «una vicenda così kafkiana come quella che ha riguardato Daniela Poggiali». L’assoluzione arriva infatti dopo una lunga e intricata vicenda giudiziaria iniziata nell’ottobre 2014, quando Poggiali fu arrestata per l’omicidio di Calderoni, secondo l’accusa uccisa con un’iniezione di potassio a poche ore dal ricovero, l’ 8 aprile dello stesso anno. Si tratta di uno dei due processi - riuniti poi in un unico procedimento - su cui la Corte di Bologna ieri era chiamata ad esprimersi “in un colpo solo”. Nel primo, il caso Calderoni, si partiva da una condanna all’ergastolo in primo grado. All’epoca l’infermiera aveva passato oltre mille giorni in carcere per essere liberata solo all’indomani della prima assoluzione, il 7 luglio 2017, con la stessa formula - «perché il fatto non sussiste» - dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna, sulla base di una perizia giudicata favorevole all’imputata perché avallava la possibilità della morte per cause naturali della paziente. Successivamente, per due volte, la Cassazione ha disposto un nuovo processo d’appello annullando le sentenze di assoluzione. Nel frattempo l’ex infermiera era stata condannata in abbreviato a Ravenna anche per il caso di Montanari, morto il 12 marzo 2014, sempre a Lugo. E dopo questa condanna era stata disposta una nuova misura di custodia cautelare in carcere, eseguita la vigilia di Natale 2020. Si arriva così alla doppia assoluzione di ieri, che segna per Poggiali un’importante vittoria, ma non la risoluzione definitiva di una vicenda giudiziaria che potrebbe ulteriormente allungarsi con i possibili ricorsi in Cassazione.