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presidenzialismo
Quattro fiducie in 48 ore. Una sulla riforma del processo civile, due su quella del penale e l’ultima sul green pass. Insomma, nei giorni in cui si discute della presunta delegittimazione dei partiti a causa del boom dei referendum, il governo sembra non porsi il problema del rischio delegittimazione del Parlamento, trattato sempre più come un fastidioso ostacolo all’azione dell’esecutivo. Intendiamoci, la moda del ricorso alla questione fiducia non è certo prerogativa del governo Draghi. Prima di lui il governo Conte e ancora prima quello di Monti, che ha il record assoluto di fiducie, ben 3 al mese, seguito da Conte, Gentiloni, Renzi, Letta e Berlusconi. Come vedete tutti governi della seconda Repubblica. Ma in una manciata di mesi Draghi è già a quota 12, sopra Renzi e al fianco di Gentiloni. Insomma, uno stillicidio che va avanti da anni e che, al momento, è riuscito nell’unico intento di umiliare e silenziare il nostro Parlamento. Eppure i temi in agenda che meriterebbero serrate discussioni parlamentari non sono certo di secondo piano. A cominciare dalla riforma del processo civile e del processo penale, le ultime due vittime della mannaia della fiducia. Passare sulla giustizia civile come un bulldozer significa ignorare temi che tirano in ballo i diritti di milioni di cittadini e di migliaia di imprese. E che dire del penale? Non hanno neanche avuto l’accortezza di attendere il voto della commissione Giustizia sugli emendamenti. Certo, c’è il Recovery, e l’impegno italiano a rispettare il piano e le scadenze. Ma non vorremmo trovarci con le tasche piene e i diritti svuotati: il governo non avrebbe fatto un buon lavoro.